Martin St-Louis: dalle dimissioni a Jack-Adams

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I Montreal Canadiens, questa squadra che molti avevano seppellito prima ancora che la stagione iniziasse, oggi si ritrovano al centro di una delle più grandi storie della NHL.

E al centro di questa improbabile rinascita c’è Martin St-Louis, un allenatore che diversi esperti avevano criticato, addirittura respinto, a inizio stagione.

St-Louis e la sua squadra però non smettono mai di sorprendere, al punto che diventa legittimo parlare di lui come del favorito per il trofeo Jack Adams, assegnato al miglior allenatore dell’anno.

Il recente viaggio verso ovest ha segnato un punto di svolta per i canadesi. Affrontare e resistere a squadre come Oilers, Avalanche e Golden Knights è un’impresa. Ma non è solo il risultato che impressiona, è il modo. Come ha sottolineato Martin St-Louis dopo la partita:

“È facile essere soddisfatti quando hai tre anni e uno.” Ma penso che ci diamo ottime possibilità di ottenere risultati. »

Questa non è una semplice storia di vittorie. È una storia di squadra, maturità e coerenza. Il St-Louis è riuscito a instillare una nuova mentalità nel suo gruppo, trasformando una squadra giovane, spesso goffa, in un collettivo affamato e disciplinato.

“C’è una grande differenza tra dover mangiare, perché devi mangiare, e avere fame. Penso che in questo momento abbiamo un gruppo che ha fame. »

Il canadese è ormai in piena mischia playoff, uno scenario che pochi avrebbero immaginato qualche mese fa.

Questa è la squadra del momento, una squadra che vive di fiducia e non si tira indietro davanti a nessuna sfida. Dobbiamo questa trasformazione a Martin St-Louis.

L’allenatore ha dimostrato una notevole capacità di adattamento. Nel destreggiarsi tra i suoi abbinamenti difensivi per contrastare giocatori come Nathan MacKinnon, St. Louis ha dimostrato di essere disposto a prendere decisioni coraggiose per massimizzare i punti di forza del suo gruppo.

“Guhle, è un giocatore. Abbiamo elementi che ci aiutano a giocare contro quella velocità. »

All’inizio della stagione, Jean-Charles Lajoie e altri scettici erano numerosi a prevedere un anno di miseria per il St-Louis e i suoi uomini.

Lajoie ha addirittura annunciato le sue dimissioni. Ma oggi, quelle voci critiche vengono messe a tacere dalle prestazioni stellari della squadra.

Come dice bene St-Louis:

“La maturità non è qualcosa che si butta via. Viene fornito con l’esperienza, viene fornito con lezioni, viene fornito con discussioni. »

E vediamo questa maturità in ogni partita. La squadra non si occupa più solo di sopravvivere; si impone, cresce, impressiona.

Gli elettori del Jack Adams Trophy adorano le storie dei perdenti e Martin St-Louis è l’incarnazione perfetta di quella narrativa.

Sotto la sua guida, una squadra considerata troppo giovane, troppo inesperta, ha ritrovato un’identità, una coesione e un’ambizione che oggi le permettono di sognare i playoff.

C’è ancora molta strada da fare, ma una cosa è chiara: se i Canadien manterranno questa traiettoria, Martin St-Louis potrebbe benissimo vincere questo prestigioso premio.

Mentre i Canadien si preparano ad affrontare i Canucks a Montreal, il messaggio è chiaro: Martin St-Louis non solo ha raccolto la sfida, ma l’ha superata. Questo viaggio, come ama dire, non è finito.

Ma è già memorabile.

Dalla rassegnazione a Jack-Adams…come in un film…

Jean-Charles Lajoie era stato tra i critici più virulenti di Martin St-Louis, arrivando a prevedere il suo esaurimento professionale, addirittura un inevitabile burnout, a causa della schiacciante pressione di Montreal e dei risultati deludenti attesi per il canadese.

Secondo Lajoie, St-Louis non avrebbe mai dovuto accettare un ruolo del genere, affermando che “il mestiere di allenatore del CH non è per un ragazzo che improvvisa così”.

Ha addirittura suggerito che le dimissioni volontarie sarebbero un atto di lucidità da parte dell’allenatore.

Ma la situazione è cambiata. Martin St-Louis non solo è rimasto in carica, ma ha mostrato un’energia e una determinazione che contrastavano con il quadro cupo dipinto dai suoi detrattori.

Mentre Lajoie parlava di burnout, St-Louis ha raddoppiato i suoi sforzi e ha portato la sua squadra a livelli inaspettati, collezionando vittorie contro avversari formidabili e mettendo i Montreal Canadiens in una posizione invidiabile per i playoff.

L’ironia è evidente: l’uomo che avrebbe dovuto crollare sotto pressione è ora il capitano di una squadra in ripresa.

Il St-Louis non è mai sembrato così in controllo, galvanizzando i suoi giocatori con un approccio umano e una visione chiara dell’hockey moderno.

I suoi recenti commenti sulla “fame” del suo gruppo e sulla crescente maturità dei suoi giovani giocatori risuonano come una risposta diretta a coloro che dubitavano delle sue capacità.

In conclusione, Martin St-Louis è diventato un simbolo di resilienza e adattamento, dimostrando che i suoi detrattori, tra cui Jean-Charles Lajoie, avevano torto su tutta la linea.

Colui che ha dovuto piegarsi sotto il peso delle aspettative è più in forma che mai.

Se il St-Louis continua su questo slancio, non solo si parlerà della sua squadra, ma il suo nome sarà scolpito tra i grandi leader della NHL.

Jack Adams potrebbe essere la ciliegina sulla torta di una stagione che nessuno si aspettava… nemmeno Lajoie.

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