Cosa attende la Svizzera: le grandi questioni politiche del 2025

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Stretta di mano altamente simbolica il 20 dicembre a Berna tra Ursula von der Leyen e Viola Amherd per celebrare la conclusione positiva dei negoziati tra Berna e Bruxelles.

Keystone / Alessandro Della Valle

Le relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea costituiranno la principale questione politica del prossimo anno. Il governo dovrà convincere a realizzare l’accordo concluso con Bruxelles. I dibattiti su questo tema sono particolarmente importanti per gli Svizzeri all’estero.

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27 dicembre 2024 – 09:10

Al centro dell’agenda politica della Svizzera per il 2025 ci sono le relazioni con il suo grande vicino europeo. Dopo mesi di dure trattative, il Consiglio federale è finalmente giunto ad un accordo con i 27, di cui ha reso pubbliche le linee generali prima di Natale.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, recatasi per l’occasione a Berna, ha definito storico l’accordo tra la Svizzera e l’Unione europea (UE). “Stiamo dando risposte comuni a una realtà globale”, ha affermato. Al suo fianco, la presidente della Confederazione, Viola Amherd, ha parlato di “una pietra miliare per la stabilizzazione e lo sviluppo” delle relazioni bilaterali.

Il governo vuole consolidare gli accordi volti a stabilizzare la via bilaterale in un decreto federale di “stabilizzazione”. Ciò includerebbe l’aggiornamento degli accordi esistenti, in particolare delle norme sugli aiuti di Stato, sulla partecipazione ai programmi dell’UE e sul contributo della Svizzera. I tre nuovi accordi – elettricità, sanità, sicurezza alimentare – saranno presentati separatamente nei decreti federali di “sviluppo”.

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La Svizzera e l’UE hanno concluso i negoziati per i futuri accordi bilaterali

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20 dicembre 2024

Dopo 197 sessioni, i negoziati materiali con l’UE sono stati completati. Il presidente della Commissione europea ha definito l’accordo “storico”. Gli svizzeri all’estero sono soddisfatti.

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Si prospettano accesi dibattiti

La conclusione positiva dei negoziati tra Berna e Bruxelles costituisce un primo passo, ma il lavoro non è finito. Una fase di consultazione dovrebbe essere aperta prima dell’estate. Il percorso principale per completare questo dossier, però, è previsto per il 2026, quando il Parlamento discuterà il pacchetto di accordi con l’Ue.

Il governo dovrà poi convincere le Camere federali e la missione non sarà semplice, perché l’opposizione non manca. L’Unione Democratica del Centro (UDC/destra conservatrice) si oppone a qualsiasi riavvicinamento all’UE. Gli ambienti sindacali faranno lo stesso finché crederanno che la protezione salariale sia minacciata.

Se i funzionari federali eletti siglano l’accordo, esso dovrà comunque fare appello al popolo. Secondo informazioni diffuse da diversi media, il Consiglio federale potrebbe dividere il pacchetto di accordi in più parti, il che porterebbe a diversi referendum e a diverse votazioni popolari separate. Tuttavia, le campagne già promettono di essere ricche di eventi.

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La Svizzera resta profondamente divisa sulle relazioni con l’UE

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25 ott. 2024

La questione europea resta delicata e molto controversa in Svizzera, come dimostra un nuovo sondaggio condotto dall’istituto gfs.bern per conto della SSR.

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Tanto più che i dibattiti potrebbero già essere elettrizzati da tre iniziative popolari che toccano i rapporti tra Berna e Bruxelles, anche se la raccolta delle firme è ancora in corso e un’eventuale votazione su di esse non avrà luogo nel 2025.

Due di questi testi mettono in pericolo l’esito dei nuovi trattati con l’UE: l’iniziativa “No alla Svizzera per 10 milioni” dell’Unione Democratica di Centro (UDC/destra conservatrice), che chiede chiaramente l’eliminazione della libera circolazione delle persone, e il Iniziativa “Boussole” portata avanti da tre imprenditori miliardari, che vuole evitare l’incorporazione automatica del diritto europeo nel diritto svizzero.

Anche gli europeisti hanno la loro iniziativa, quella del movimento Operazione Libero, che chiede legami più stretti con l’UE. Tuttavia, la raccolta delle firme per questo testo fatica e potrebbe addirittura fallire.

Il tema è centrale anche per gli Svizzeri all’estero. Infatti, come osserva Ariane Rustichelli, direttrice dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE), “gli accordi bilaterali e il loro futuro hanno un impatto diretto sui diritti degli svizzeri stabiliti in Europa e sulla loro mobilità”.

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Gli Svizzeri all’estero sono forse i dimenticati nella questione europea?

Quali saranno le conseguenze del congelamento delle relazioni per i quasi 450’000 svizzeri che lavorano, studiano o vanno in pensione nell’UE?

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La cura dimagrante per le finanze federali

In termini di politica interna, il governo dovrà portare avanti il ​​suo ampio programma di risparmio, annunciato lo scorso settembre. Entro il 2027 intende risparmiare 3,6 miliardi di franchi, in particolare nei settori della cooperazione sociale e internazionale. Obiettivo: rilanciare le finanze federali messe a dura prova dall’aumento delle spese, in particolare per l’esercito e la previdenza per la vecchiaia.

Il compito sarà difficile per la ministra delle finanze e presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, perché queste economie suscitano molto insoddisfazione: la sinistra, i cantoni e anche la destra. La fase di consultazione si aprirà a fine gennaio, poi toccherà al Parlamento esaminare i tagli previsti. La sinistra potrebbe essere tentata di cavalcare l’onda dei successi referendari attaccando il pacchetto di risparmio. In questo caso, i cittadini potrebbero essere indotti a votare rapidamente sulla questione.

Alcune misure previste nell’ambito del ridimensionamento delle finanze federali riguardano da vicino anche gli Svizzeri all’estero. «La riduzione del 10% dei sussidi destinati all’OSE, a educationsuisse [l’organisation faîtière des 17 écoles suisses à l’étranger] e la minaccia di cancellazione di swissinfo.ch potrebbe indebolire la rappresentanza politica della diaspora e la comunicazione con la Quinta Svizzera, mentre la comunità degli svizzeri all’estero continua ad aumentare”, lamenta Ariane Rustichelli.

L’anno 2025 dovrebbe essere piuttosto calmo sul fronte del voto popolare. La prima domenica delle votazioni federali dà il tono, poiché il 9 febbraio verrà sottoposto al popolo un solo oggetto, vale a dire l’iniziativa sulla responsabilità ambientaleCollegamento esterno Giovani Verdi. Il testo vuole obbligare l’economia ad evolversi rispettando i limiti della natura. Accusato dai suoi avversari di mettere in pericolo la prosperità della Svizzera, fatica tuttavia a convincere al di fuori dei ranghi della sinistra.

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Iniziativa per la responsabilità ambientale: essenziale per la sinistra, insostenibile per la destra

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12 dicembre 2024

Il popolo svizzero vota il 9 febbraio sull’iniziativa popolare «Per la responsabilità ambientale».

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Per il resto del programma regna l’incertezza. Diverse iniziative popolari hanno avuto successo, ma il Parlamento non ha ancora finito di esaminarle. Non è ancora possibile sapere quali saranno pronti per essere sottoposti all’approvazione dei cittadini. “Tutto dipende dall’andamento dei lavori parlamentari”, conferma Beat Furrer, responsabile dell’informazione presso la Cancelleria federale.

Tuttavia, è probabile che l’iniziativa in contantiCollegamento esterno essere oggetto di una votazione popolare quest’anno. Il testo lanciato dal Movimento svizzero per la libertà, che annovera tra i suoi membri oppositori alle misure anti-Covid, vuole garantire che monete o banconote siano sempre disponibili in quantità sufficienti, onde evitare la completa digitalizzazione del contante.

Si potrebbe anche indurre il popolo a riprendere un tema dibattuto da anni, votando su iniziativa delle donne del Partito Radicale Liberale (PLR/destra) intitolata “Per tasse giuste”.Collegamento esterno. Ciò richiede che le coppie sposate non siano più tassate congiuntamente, ma individualmente, in modo che non paghino più tasse dei single.

Altri due temi aneddotici potrebbero essere pronti per il voto federale: il foie gras e i fuochi d’artificio. Un’iniziativa popolare vuole vietare l’importazione del foie gras e dei prodotti a base di queste frattaglie. Con questo testo l’Alleanza svizzera per gli animali vuole vietare un prodotto che richiede l’alimentazione forzata di migliaia di animali.

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Un altro testo prevede di vietare la vendita e l’uso dei fuochi d’artificio. All’origine di ciò, l’ex giornalista Roman Huber sostiene che i petardi sono sinonimo di stress per le persone sensibili al rumore, così come per gli animali.

L’incertezza è ancora maggiore per quanto riguarda i referendum. Per il momento non è in corso alcuna raccolta firme. Secondo la Cancelleria federale è quindi possibile che nel 2025 non venga sottoposto alle votazioni federali alcun referendum.

Affinché gli Svizzeri all’estero possano partecipare più facilmente alle varie elezioni, l’OSE intende continuare a sostenere l’introduzione del voto elettronico nei Cantoni. Attualmente il voto elettronico è in fase di sperimentazione in tre cantoni di Basilea Città, San Gallo e Turgovia, nonché in alcuni comuni. In questa prospettiva Ariane Rustichelli ritiene che la convalida dell’identità elettronica da parte del Parlamento sia un passo nella giusta direzione.

Testo riletto e verificato da Samuel Jaberg

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