Donald Trump-Reuters
Donald Trump a tutto campo. Il presidente eletto degli Stati Uniti, fedele all’immagine di imprevedibilità che si è costruita, continua a “cannoneggiare”: dall’Ucraina a Panama, dall’Oms fino alla Groelandia. Dossier Ucraina, il più urgente (e drammatico). Durante un forum dell’organizzazione ultraconservatrice Turning Point a Phoenix, il tycoon ha riferito che il presidente russo Vladimir Putin avrebbe chiesto di incontrarlo “il prima possibile, quindi dobbiamo aspettare, ma dobbiamo porre fine a questa guerra”. La guerra in Ucraina, lanciata nel febbraio 2022 dall’invasione della Russia, è “orribile” e che porre fine al conflitto è una delle cose che vuole fare “rapidamente”. “Milioni di soldati sono morti. Stiamo vedendo numeri che sono pazzeschi. Devo fermarlo, è ridicolo”, ha aggiunto Trump. Dal Cremlino è arrivata però una frenata: al momento non ci sarebbero piani per un incontro di persona tra Putin e Trump. “Finora non ci sono stati veri impulsi”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov.
Il “fronte” organizzazioni internazionali. Il team per la transizione di Donald Trump sta spingendo per far uscire gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il primo giorno della nuova amministrazione. Lo ha scritto il Financial Times. Per gli esperti questo avrebbe un impatto “catastrofico” sulla salute globale perché eliminerebbe la principale fonte di finanziamenti dell’Oms danneggiando la sua capacità di rispondere alle crisi di sanità pubblica come la pandemia di coronavirus. Nel 2020, Trump ha avviato il processo per lasciare l’Oms accusando l’agenzia di essere sotto il controllo della Cina. Joe Biden ha poi ricucito i rapporti. “L’America lascerà un vuoto enorme nel finanziamento e nella leadership della salute globale. Non vedo nessuno che colmerà il buco”, ha affermato Lawrence Gostin, professore di salute globale alla Georgetown Law, aggiungendo che il piano di ritirarsi “il primo giorno” sarebbe “catastrofico” per la salute globale. L’annuncio dell’intenzione di uscita degli Stati Uniti dall’Oms arriva dopo la nomina di Trump di diversi collaboratori, come lo scettico sui vaccini Robert F. Kennedy, per ruoli di vertice in ambito sanitario nella prossima amministrazione. Tuttavia, Gostin ha detto di non essere sicuro che Trump avrebbe dato la stessa priorità a un ritiro immediato come vorrebbero alcuni nel suo team.
Gli Stati Uniti sono il principale donatore singolo dell’Oms, avendo donato nel 2022-2023 all’organizzazione circa il 16% dei suoi finanziamenti complessivi. Nel 2020, Trump aveva avviato il processo per lasciare l’Oms mentre si diffondeva il Covid-19, accusando l’agenzia di essere sotto il controllo della Cina. Ma il processo non è mai stato completato e il suo successore Joe Biden aveva ripreso i rapporti con l’agenzia nel suo primo giorno di mandato, nel 2021.
Dopo l’ “opa” sul Canada, ora tocca a Panama. Il presidente eletto Usa ha affermato che se Panama non riuscirà a garantire “un funzionamento sicuro, efficiente e affidabile” del canale, “allora chiederemo che il Canale di Panama ci venga restituito, per intero e senza fare domande”. Immediata la replica del presidente di Panama, Jose Raul Mulino, che domenica ha respinto le recenti minacce del tycoon. “Ogni metro quadrato del Canale di Panama e delle aree adiacenti appartiene a Panama e continuerà ad appartenergli”, ha affermato Mulino in un video pubblicato su X.
Infine la Groelandia. “Ai fini della sicurezza nazionale e della libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti d’America ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta”. Lo ha scritto Trump, annunciando la nomina di Howery, co-fondatore di PayPal, come ambasciatore statunitense in Danimarca, Paese che controlla l’isola della Groenlandia, territorio d’oltremare sotto la sovranità danese ma geograficamente parte del continente del Nord America.
L’altro grande pallino di “The Donald” sono le spese per la Difesa. Dopo aver ripetuto in questi mesi che gli alleati della Nato devono contribuire di più, il presidente eletto sembra intenzionato ad avanzare una richiesta diretta e ben precisa. Secondo quanto riferito dai suoi più stretti consiglieri al Financial Times, infatti, Trump vuole chiedere agli Stati membri di aumentare la spesa per la difesa al 5% del Pil. Come segno di buona volontà da parte della nuova amministrazione americana, invece, il presidente eletto si impegnerà a continuare ad inviare armi all’Ucraina. Al momento solo 23 dei 32 membri dell’Alleanza atlantica soddisfano l’obiettivo attuale di spesa del 2% e Paesi come Francia, Germania Gran Bretagna e Italia – che giovedì hanno incontrato a Bruxelles il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il segretario generale della Nato Mark Rutte per discutere anche di come prepararsi all’arrivo di Trump alla Casa Bianca – non sono sicuri neanche di poterlo alzare al 3%. Il tycoon, che sin dalla sua prima campagna elettorale ha accusato i partner europei di non spendere abbastanza per la difesa e di approfittare dell’ombrello americano, lo vuole più che raddoppiare ma, secondo fonti informate, potrebbe alla fine accontentarsi di portarlo al 3,5%. “Lasceremo la Nato se non saremo trattati giustamente”, aveva tuonato il presidente eletto dieci giorni fa. Una minaccia che al momento potrebbe essere rientrata, ma ad un costo che forse l’Europa non potrà permettersi.