ll 22 febbraio 2017, in un ristorante annesso al Palais de Tokyo, a Parigi, François Bayrou parla con Emmanuel Macron, davanti alla telecamera di Yann L’Hénoret (Dietro le quinte di una vittoriaTF1). “È una cosa strana, Presidente della Repubblica. Non hai l’età giusta, ma non importa. Se riesci ad avere successo dove io ho fallito (…) Ti aiuterò”, fa scivolare il presidente del MoDem, paternalista, al giovane candidato di En marche!, dandogli un appoggio decisivo. Sette anni dopo, l’uomo che diventerà capo di Stato riceverà all’Eliseo il suo vecchio alleato, al quale aveva promesso Matignon pur avendo in mente altri progetti.
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Venerdì mattina, 13 dicembre, Emmanuel Macron gli ha detto che intendeva nominare Sébastien Lecornu. “Ho unito le forze con voi per fare grandi cose, non piccole”ribatte François Bayrou, che è sempre stato diffidente nei confronti del ministro delle Forze armate dimissionario, che considera un apparatchik e un cortigiano.
Il Presidente della Repubblica difende la sua scelta. “Quindi ti lascio”decide con fredda rabbia il sindaco di Pau, affermando che la loro avventura comune finisce lì. “Te lo ricorderò”temporizza Emmanuel Macron che, al termine di una mattinata folle – un evento che rasentava il vaudeville – ha finalmente deciso di dargli un nome. Il cerchio è chiuso. Il macronismo, che ha preso il potere con e senza dubbio grazie a François Bayrou – prima di scivolare a destra – potrebbe quindi finire con lui, al centro.
Il signor Macron accecato dall’illusione di restare il padrone del gioco
Dopo il voto dei francesi – che hanno sancito due volte il campo presidenziale, alle elezioni europee e alle legislative – il capo dello Stato, che ha tanta difficoltà a rinunciare al suo potere, ha fatto di tutto per far dimenticare questa transizione verso vuoto elettorale. Il giorno dopo il secondo turno delle elezioni legislative, ha chiesto a “Tregua Olimpica” nominare finalmente Michel Barnier, proveniente da un partito che aveva ottenuto meno del 5% nelle elezioni presidenziali del 2022 e che ora è solo il quinto gruppo nell’Assemblea nazionale, ignorando deliberatamente la coalizione di sinistra, che era arrivata prima. Dopo la censura, stesso scenario, accelerato: Emmanuel Macron si prende tutto il suo tempo, organizza consultazioni, per nominare finalmente uno dei suoi.
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