La tregua in Libano, a che prezzo?

La tregua in Libano, a che prezzo?
La tregua in Libano, a che prezzo?
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Ci rallegriamo per la tregua decisa in Libano, per la popolazione libanese, per i loro figli, per gli abitanti del sud, della Bekaa, della periferia sud di Beirut, e anche per tutti coloro che sono minacciati dai bombardamenti perché protegge le persone da questi aree che quindi dovrebbero essere membri o sotto l’influenza di Hezbollah. Israele non sarà riuscito a trascinare il Libano in un conflitto settario ma avrà causato migliaia di morti, feriti, più di un milione di sfollati e infrastrutture distrutte in un Paese già in ginocchio.

La Francia e Macron in testa si prendono gioco di aver partecipato ai negoziati di tregua. Il prezzo di questa partecipazione è questa vergognosa dichiarazione sulla presunta immunità che colpirebbe il primo ministro israeliano Netanyahu. Come afferma Alexis Deswaef, vicepresidente della FIDH e avvocato nominato presso la CPI: L'articolo 27 dello Statuto di Roma prevede che qualsiasi “immunità o norma procedurale speciale che possa essere collegata alla capacità ufficiale di una persona […]non impediscono alla Corte di esercitare la sua giurisdizione su tale persona”. “I mandati d’arresto della CPI non sono negoziabili”.

Così facendo, Macron e il suo alleato americano contribuiscono a seppellire ulteriormente il diritto internazionale che in questa guerra ha subito numerosi attacchi: rifiuto da parte di Israele di applicare le risoluzioni dell’ONU, violenta accusa di antisemitismo dell’ONU, dell’UNRWA, l’organizzazione responsabile dei rifugiati palestinesi dal 1948, e ora incriminato dalla Corte Penale Internazionale. Senza il diritto internazionale permane il diritto del più forte e la sensazione che esistano ancora una volta due pesi e due misure.

La tregua in Libano, fragile e già violata più volte da Israele, non segna la fine della guerra. A Gaza i bombardamenti continuano, aumentando di giorno in giorno un drammatico tributo umano, una prospettiva sempre più lontana di reinsediamento e ricostruzione. In Cisgiordania gli attacchi contro la popolazione palestinese stanno diventando sempre più violenti. Macron, per soddisfare la sua posizione di capo di Stato, mentre è sempre più isolato in Francia, ha spinto per la fine dei combattimenti in Libano, senza chiedere nulla per Gaza e compromettendo il diritto internazionale.

Non commettiamo errori riguardo al ruolo dei nostri leader in questa materia. Per noi la solidarietà deve continuare a chiedere il cessate il fuoco a Gaza, lo smantellamento delle colonie, il ritorno dei profughi. I nostri mezzi: continuare a manifestare come il 7 dicembre, partecipare massicciamente alle campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro il criminale Stato di Israele.

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