La comunità ebraica etiope ha celebrato giovedì il Sigd, una festa tradizionale che si svolge cinquanta giorni dopo lo Yom Kippur, in un contesto segnato dalla guerra e dalla presa di ostaggi a Gaza. Quest’anno le celebrazioni hanno assunto una dimensione speciale, unendo tradizioni ancestrali e preghiere per gli ostaggi.
Sigd, che significa “prostrazione” nella lingua Ge’ez, è un giorno di digiuno, purificazione e rinnovamento spirituale, caratterizzato da una profonda aspirazione per Gerusalemme. La tradizionale cerimonia si è svolta presso il Palazzo del Governatore a Gerusalemme, con la rapida conclusione alle 14:00.
Molti membri della comunità si sono riuniti anche al Muro del Pianto, dove Kessim (leader spirituali) e deputati hanno guidato le preghiere. Le cerimonie sono state organizzate dalla Western Wall Heritage Foundation e dalla Municipalità di Gerusalemme. Nel suo discorso, il presidente israeliano Isaac Herzog ha sottolineato il simbolismo particolare di questa celebrazione nel contesto attuale: “Se l’immigrazione dall’Etiopia simboleggia un valore supremo, è quello dell’appartenenza alla nostra casa comune. Oggi, i nostri fratelli e sorelle non sono ancora tornati da Gaza, e non potremo trovare pace finché non saranno tornati tra noi.” Herzog ha citato in particolare il caso di Avera Mengistu, israeliana di origine etiope detenuta a Gaza, chiedendo che venga fatto tutto il possibile per la restituzione degli ostaggi: “La santità della vita che scorre nelle nostre vene come nazione ci obbliga a compiere questo supremo dovere umano, morale, ebraico e israeliano: riportarli a casa.” Nei tunnel del Muro Occidentale è stata inoltre presentata una mostra speciale che ripercorre la storia millenaria della comunità etiope fin dai tempi biblici, consentendo ai visitatori di sperimentare questo ricco patrimonio culturale e spirituale. Il vicepresidente della Knesset Moshe Solomon ha sottolineato la dimensione speciale delle preghiere di quest’anno, incentrate sul sostegno al governo israeliano, alle forze di sicurezza, al ritorno degli ostaggi e al recupero dei feriti, sia fisici che psicologici.
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