IL Nigeriaun colosso petrolifero africano, soffre da tempo di un’eccessiva dipendenza dalle importazioni di prodotti raffinati. Per porre rimedio a questa situazione, il governo ha lanciato una vasta operazione di ammodernamento e privatizzazione delle sue raffinerie. Le quattro raffinerie nazionali, comprese quelle di Porto Harcourt e di Kadunasono stati chiusi nel 2020 per lavori di ristrutturazione. Queste infrastrutture obsolete, con una capacità totale di 445.000 barili al giorno, hanno rappresentato un freno per l’economia del paese, portando a ricorrenti carenze di carburante e all’aumento della fattura delle importazioni. Sembra però che si stia delineando un punto di svolta.
La raffineria di Porto Harcourtuno dei più grandi, recentemente tornato in servizio grazie a un investimento di 1,5 miliardi di dollari da parte dell'African Export-Import Bank. Anche le altre raffinerie sono in fase di ristrutturazione. Oltre a questi sforzi di modernizzazione, il governo ha annunciato il desiderio di vendere tutte le azioni statali in queste raffinerie. Questa iniziativa è stata confermata da Il coraggio della domenicaconsigliere speciale per le comunicazioni del presidente Palla Tinubule 26 novembre 2024. “È in corso la completa privatizzazione delle raffinerie di Port Harcourt, Warri e Kaduna. La raffinazione e la produzione di prodotti petroliferi raggiungeranno un picco costante con la raffineria di Dangote e le raffinerie modulari in funzione”ha detto.
Questo progetto si inserisce in un contesto in cui il Paese sta cercando di ridurre la propria dipendenza dalle importazioni di prodotti petroliferi raffinati, situazione che persiste da diversi decenni. La privatizzazione delle raffinerie pubbliche, unita alla messa in esercizio della megaraffineria diDov'è Dangote?dovrebbe consentire il Nigeria ridurre drasticamente le importazioni di prodotti petroliferi e garantire l’approvvigionamento energetico. Nel maggio 2023, il governo ha revocato i sussidi per il carburante. Questo atto avrebbe generato un risparmio di quasi 20 miliardi di dollari, secondo il ministro delle Finanze nigeriano Wal Edun.