Il Vaticano assegna il Premio Nobel per la Teologia – ZENIT

Il Vaticano assegna il Premio Nobel per la Teologia – ZENIT
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La giornata del 22 novembre si è aperta con la messa in ricordo di Benedetto XVI, celebrata nelle Grotte Vaticane, presso la sua tomba, presieduta da mons. Georg Gänswein, nunzio apostolico in Lituania, Estonia e Lettonia.

“Oggi, in vista dell’imminente apertura del Giubileo, che Papa Francesco ha posto sotto il segno della speranza, vorrei ricordare che la voce di Benedetto XVI è una delle voci forti della speranza che deve accompagnarci. (…) Nei tempi bui che stiamo attraversando, Benedetto XVI è un maestro che, pur conoscendo la presenza del male e le tragedie degli avvenimenti storici, ci aiuta ad alzare lo sguardo e a trovare basi solide per continuare a guardare verso l’avanti, verso l’unità, la verità, la bellezza, l’amore’. È questo il passaggio centrale del discorso pronunciato dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin la sera di venerdì 22 novembre nella Sala Regia del Palazzo Apostolico in Vaticano, in occasione della cerimonia di consegna del Premio Ratzinger al professor Cyril O’ Regan, professore di teologia all’Università di Notre Dame (USA), e il maestro scultore Etsurō Sotoo, scultore (Giappone/Spagna).

Introducendo la cerimonia, padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, ha ricordato che il professor O’Regan e il maestro Sotoo “sono nati rispettivamente in Irlanda e Giappone: con loro le origini dei vincitori si estendono a 18 paesi diversi , diffuso nei cinque continenti”. Padre Lombardi ha aggiunto che “la gradita presenza oggi di un buon numero di vincitori delle precedenti edizioni (i professori Beré, Blanco Sarto, Chrostowski, Rowland, Schaller e Schlosser) dimostra che, in un certo senso, essi costituiscono una “comunità”. Una comunità globale dal punto di vista geografico, ed ecumenica dal punto di vista religioso, che si riconosce nei grandi ideali di Ratzinger-Benedetto: coltivare una “ragione aperta”, un’intelligenza di ricerca e di dialogo, abbracciando le discipline e le arti , rendendoci “cooperatori della verità”, affinché essa possa nutrire la mente, il cuore e la vita”.

Monsignor Rino Fisichella e il cardinale Gianfranco Ravasi, membri del comitato scientifico della Fondazione, hanno poi presentato i profili dei due vincitori dell’edizione 2024, il professor Cyril O’Regan e il Maestro Etsurō Sotoo, che hanno poi avuto modo di rivolgersi al pubblico presente.

Dopo aver passato in rassegna le diverse attività che la Fondazione promuove, anche in collaborazione con diverse università nel mondo, padre Lombardi ha ricordato che “nel tempo non abbiamo realmente l’impressione che la nostra missione tocchi la sua fine, ma piuttosto che venga confermata. Da paesi e continenti diversi riceviamo molto spesso notizie di nuove iniziative culturali e accademiche, istituti, cattedre, progetti di ricerca, ecc., che fanno riferimento a Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, al suo pensiero e alla sua opera, che nascono e si sviluppano da sole vitalità, ma che desiderano e cercano di entrare in relazione tra loro per arricchirsi e sostenersi a vicenda, nella convinzione dell’attualità e della fecondità dell’ispirazione di questo grande Papa, guardando non tanto al passato quanto al futuro della missione della Chiesa e alle sfide dell’umanità”.

Nel discorso non letto ma pronunciato davanti ai presenti, il cardinale Parolin ha sottolineato che “possiamo riconoscere nella già lunga serie di figure dei vincitori un’unità e una coerenza non superficiali. In un certo senso, potremmo parlare di ‘consonanza’ con il pensiero, la sensibilità e la testimonianza umana e cristiana di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Possiamo e dobbiamo leggere questa ‘consonanza’ anche nell’assegnazione di questo premio”. “La riflessione e l’insegnamento di Ratzinger-Benoît – prosegue il cardinale Parolin – hanno coperto un ventaglio molto ampio di problemi e temi teologici e culturali, anche sociali e politici, ma egli non ha mai perso la capacità di vederli e di evidenziare il loro rapporto con Dio attraverso la ricerca della verità. In ciò ha dimostrato la sua idea che la ragione umana deve restare sempre “aperta”, che ogni disciplina non deve rinchiudersi in uno sterile positivismo, che le domande sul senso della vita, della storia, del mondo, restano sempre attuali, necessarie, feconde. , necessaria agli uomini di tutti i tempi, di tutte le culture e di tutte le situazioni. E sebbene sia convinto che la risposta ultima a queste domande si trovi nella verità rivelata in Cristo, la ricerca di questa verità e la sua comprensione più profonda resta sempre un compito aperto e sorprendente, senza il quale viene meno la dignità della persona e della natura umana. degradato e la direzione del suo cammino è perduta”.

Soffermandosi sui profili dei due vincitori, il cardinale segretario di Stato rileva che “come sottolinea il professor O’Regan in alcuni dei suoi profondi profili di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, la sua voce è sempre stata caratterizzata da una profonda umiltà, da una chiara desiderio di essere voce non di se stesso ma della tradizione della Chiesa, al servizio della voce del Signore Gesù; la sua visione è sempre stata centrata su Dio, che si rivela donandoci tutto ciò che c’è di buono in Gesù Cristo”.

Riguardo al Maestro Sotoo, il cardinale sottolinea che “tutte le voci della creazione e della storia, in particolare ovviamente le voci della storia della salvezza, sono quelle che anche l’arte ci aiuta a sentire e ad avere. La vera arte rende la materia trasparente alla mente. Lo abbiamo sperimentato in modo affascinante nell’immenso compito di costruire la Sagrada Família in tutti i suoi dettagli, comprese le opere del Maestro Sotoo. Ne abbiamo sentito il significato e l’ispirazione dalla sua stessa bocca. La pietra, apparentemente dura e inerte, grazie al lavoro creativo dell’architetto e dello scultore, agli sforzi dell’artigiano e dell’operaio, diventa voce viva della creazione di Dio e manifestazione della sua bellezza e amore, uno spazio dove l’assemblea dell’uomo La Chiesa, essa stessa composta di pietre vive edificate sulla roccia che è Cristo, incontra Dio nella preghiera e nella celebrazione dei sacramenti”.

Il cardinale Parolin ha poi ricordato il motto scelto dal vescovo e da papa Benedetto: “Cooperatores Veritatis”. «Questo resta il motto di quanti dedicano la propria vita a far risplendere la verità in tutte le sue forme, con l’intelligenza, la ricerca e l’insegnamento, con l’ingegno e la fatica dell’espressione artistica, con la testimonianza del proprio servizio umano ed ecclesiale. È dunque il motto che caratterizza anche la vita e l’opera dei vincitori, e che oggi affidiamo loro affinché continuino ad essere testimoni efficaci”.

Ricordando infine “la sua indimenticabile enciclica Spe Salvi”, che “è tutta dedicata alla speranza, alle speranze umane e alla speranza cristiana”, il cardinale ha osservato che Benedetto XVI “con coraggio e passione, riesce a parlarci del mistero del giudizio sulla il mondo e sulla storia alla luce della giustizia e della misericordia, incoraggiandoci a sopportare con fede e speranza il peso terribile dell’odio furioso e del male, che opprimono il nostro tempo e schiacciano ogni giorno innumerevoli vite umani intorno a noi. La già menzionata visione di Cristo Pantocratore, che egli contemplò nella riflessione e nella preghiera fino agli ultimi giorni della sua vita e nel quale ripose la sua fiducia, è visione di grande speranza, per tutti e per ciascuno. Quando il Cristo glorioso apre la bocca, dice: “Non temere! Io sono il Primo, l’Ultimo e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sulla morte e sugli inferi» (Ap 1,17-18).

“Papa Benedetto – conclude il cardinale – continua ad accompagnarci perché anche noi possiamo partecipare con lui alla sua visione di fede, carità e speranza”.

La giornata del 22 novembre si è aperta con la messa in ricordo di Benedetto XVI, celebrata nelle Grotte Vaticane, presso la sua tomba, presieduta da mons. Georg Gänswein, nunzio apostolico in Lituania, Estonia e Lettonia. Un momento vissuto “in profonda unione spirituale con Benedetto XVI – ha sottolineato padre Lombardi – affinché continui ad accompagnarci e ad ispirarci nel nostro cammino di fede e di impegno cristiano”.

I due vincitori sono stati poi ricevuti in udienza da Papa Francesco, “per ricevere – come ha spiegato padre Lombardi, che li accompagnava – la sua benedizione e per dimostrare ancora una volta la vicinanza e la volontà della nostra Fondazione e di tutti noi di inserirci pienamente nella il cammino della Chiesa da Lui guidata e di contribuirvi secondo la nostra vocazione e le nostre capacità”.

Oltre ai membri del Comitato scientifico della Fondazione, i cardinali Kurt Koch, Luis Francisco Ladaria e Gianfranco Ravasi e l’arcivescovo Rino Fisichella, la cerimonia si è svolta alla presenza, tra gli altri, del decano del Collegio cardinalizio Giovanni Battista Re , i cardinali Baldisseri, Fernández Artime, Marchetto, Müller, Roche, Vegliò e mons. Staglianò.

La cerimonia è stata allietata dagli intermezzi musicali dell’Ensemble Falconieri (musica antica). L’edizione 2024 porta a 30 il numero totale dei vincitori del Premio Ratzinger.

Il Vaticano ha assegnato il Premio Nobel per la Teologia a figure eminenti nei campi della teologia dogmatica o fondamentale, della Sacra Scrittura, della Patrologia, della filosofia, del diritto, della sociologia o dell’attività artistica, della musica, dell’architettura e ora anche della scultura.

A conferma dell’orizzonte culturale globale del premio, i vincitori provengono da 18 paesi diversi dei cinque continenti: Germania (7), Francia (4), Spagna (3), Italia (2), Australia, Brasile, Burkina Faso, Canada. Estonia, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Libano, Polonia, Stati Uniti, Sud Africa, Svizzera.

I vincitori non sono solo cattolici, ma anche appartenenti ad altre confessioni cristiane (un anglicano, un luterano, due ortodossi) e un ebreo.

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