Lo ha parlato in spagnolo durante un discorso in Vaticano, in occasione del 40esimo anniversario del trattato di pace tra Cile e Argentina. Papa Francesco ha denunciato questo lunedì “l’arroganza dell’invasore” in Ucraina ma anche in “Palestina”, una presa di posizione rara contro la politica israeliana. A quasi 88 anni, il papa ha parlato dei “numerosi conflitti armati in corso” e delle “lacrime molto dolorose” che portano.
“Cito semplicemente due fallimenti dell’umanità di oggi: l’Ucraina e la Palestina, dove la gente soffre, dove l’arroganza dell’invasore prevale sul dialogo”, ha detto. Una frase improvvisata che non figurava nel suo discorso iniziale. Ancora una volta criticando il commercio delle armi, Jorge Bergoglio ha criticato “l’ipocrisia di parlare di pace giocando alla guerra”. “Il dialogo deve essere l’anima della comunità internazionale”, ha invocato davanti a diplomatici e rappresentanti religiosi.
Ha appena ricevuto degli ex ostaggi israeliani
Francesco prega regolarmente per la popolazione “martirizzata” dell’Ucraina e di Gaza, così come per la liberazione degli ostaggi israeliani tenuti da Hamas dopo l’attacco sferrato dal movimento islamista palestinese il 7 ottobre 2023. Il 14 novembre aveva ricevuto anche in Vaticano 16 ex ostaggi israeliani di Hamas. Alla fine di settembre, il gesuita argentino aveva già denunciato un uso “immorale” della forza in Libano e Gaza, sembrando invitare Israele alla moderazione.
Ma è la prima volta che il capo della Chiesa cattolica denuncia pubblicamente in questi termini la politica israeliana nei confronti dei territori palestinesi.
Interrogato dall’AFP, il Vaticano ha indicato di non voler commentare. Questa affermazione arriva una settimana dopo la pubblicazione di un libro (La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore) dove Francesco invita a “studiare attentamente” se la situazione a Gaza “corrisponde alla definizione tecnica” di genocidio, accusa fermamente respinta da Israele.
La Santa Sede riconosce dal 2013 lo Stato di Palestina, con il quale intrattiene rapporti diplomatici, e sostiene la soluzione dei due Stati.
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