Concetto economico –
L’inflazione è di destra o di sinistra?
Rubrica settimanale di Marian Stepczynski.
Cronico Pubblicato oggi alle 8:23
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Disturbi di questo tipo ovviamente non hanno nulla a che fare con qualsiasi colore politico, ma i mezzi proposti per correggerli variano molto a seconda di quale lato pende la bilancia. A destra privilegiamo gli strumenti classici, basati sull’idea che l’inflazione è innanzitutto uno squilibrio di natura monetaria, che viene corretto dalla politica monetaria.
A sinistra, invece, preferiamo vederlo come il risultato di una rincorsa tra prezzi e salari, che il più delle volte finisce a vantaggio dei primi, almeno finché le aziende riescono a mantenere i margini, soprattutto quando esercitano un certo potere (potere relativo, lo definisce la nostra Competition Commission*) sul mercato. L’aspetto monetario della cosa viene praticamente ignorato, considerato come un corollario secondario di quello principale.
Esiste anche una differenza di analisi abbastanza condivisa su ciò che costituisce realmente l’inflazione. Il concetto statistico su cui si basa la maggior parte delle definizioni tiene conto solo moderatamente delle differenze di percezione tra ciò che provano i consumatori, colpiti principalmente dal livello elevato dei prezzi dei prodotti alimentari o di uso quotidiano (livello forse stabilizzato, ma non tornato a quello prevalente prima dell’ultimo shock inflazionistico), e cosa ne dicono i responsabili del calcolo degli indici dei prezzi, legato alle medie, agli scostamenti da esse e alle distinzioni d’ora in poi praticata tra l’inflazione core e l’inflazione complessiva, tutte nozioni statisticamente accurate ma piuttosto lontane dalla sensazione reale.
Ciò che manca particolarmente a questi approcci è che non tengono praticamente conto del loro rapporto con il tempo. Ma l’inflazione che conta, quella che va combattuta, è quella che persiste nel tempo, e mina subdolamente il potere d’acquisto delle famiglie. Ciò porta a disastri su larga scala, perché rovina i risparmi e finisce per sconvolgere l’intero sistema economico.
Il blocco amministrativo dei prezzi è proprio ciò che porta a questo tipo di caos: finge, poiché agisce immediatamente, di fornire la risposta attesa. Ma in realtà non fa altro che rinviare e poi innescare massicciamente l’adeguamento dei prezzi che affermava di poter impedire. Forse non esiste miglior esempio di questa disastrosa catena di eventi della regolamentazione del mercato immobiliare secondo lo stile ginevrino. Il cantone, paladino di tutte le categorie di controllo degli affitti (o della loro supervisione, che è la stessa cosa), è tra tutti quelli che anno dopo anno, e da decenni, registrano gli affitti più alti del Paese.
Superare l’inflazione non significa ripristinare il potere d’acquisto perduto. La redistribuzione del valore aggiunto a cui conduce – a vantaggio, il più delle volte, dei detentori del capitale e dello Stato – può essere influenzata, se non corretta, solo con il progredire della crescita e con l’assenza di restrizioni alla concorrenza, tutte condizioni essenziali per progressione salariale.
Perché, contrariamente a quanto a volte la gente vorrebbe farci credere, la libera concorrenza non è un feticcio neoliberista, ma il modo migliore, e di fatto l’unico, per consentire al mercato di comprimere i margini esagerati che le aziende dominanti riescono a conquistare.
* Cfr. “Abuso del potere di mercato relativo” nel caso Payot contro Madrigall, appena deciso dalla Comco.
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