“Penso che non tornerò mai più”: sotto shock gli abitanti di La Bérarde una settimana dopo il disastro

“Penso che non tornerò mai più”: sotto shock gli abitanti di La Bérarde una settimana dopo il disastro
“Penso che non tornerò mai più”: sotto shock gli abitanti di La Bérarde una settimana dopo il disastro
-

Una settimana dopo le inondazioni torrenziali che hanno devastato la valle del Vénéon e raso al suolo La Bérarde, nella notte tra il 20 e il 21 giugno, una trentina di vacanzieri e residenti si sono recati per la prima volta in questa frazione di Saint-Christophe-en-Oisans ( Isère). Venerdì 28 giugno, scortato dai vigili del fuoco e dai gendarmi della PGHM, sono venuti a raccogliere effetti personaliche dovettero abbandonare nel pieno delle inondazioni.

“Siamo stati trasportati in aereo con solamente uno zaino”, dice Philippe, custode volontario presso il Centro alpino belga di La Bérarde, ricordando quel fatidico venerdì 21 giugno. “Allora veniamo a ritirare almeno una valigia perché possiamo vivere in maglietta e biancheria intima per una settimana, ma ci sono ancora dei limiti!” Partendo da Plan du Lac, con i mezzi dei vigili del fuoco e in convoglio, le trenta vittime impiegarono una buona mezz’ora per arrivare alla frazione.

La gente che tornava a La Bérarde era ben carica. © Radio Francia
Veronique Pueyo

“È peggio di quanto pensassi, è una cazzata”

Una volta lì, è uno schiaffo. “Francamente è peggio di quanto pensassi, è una cazzata”sussurra Philippe. “Tutto è irriconoscibile, è sconvolgente vedere l’angoscia della gente (…) Non credo che tornerò qui”. Perché se sostiene di non averlo “niente è perso finanziariamente”è il caso, invece, degli abitanti di La Bérarde, tutti molto riluttanti a rispondere alle domande dei giornalisti.

I vigili del fuoco accompagnano ogni persona che desidera entrare nella loro casa devastata. Le autorità li hanno contrassegnati con un codice colore : verde, giallo, rosso e nero a seconda del rischio di crollo dell’edificio.

“La ricostruzione della Bérarde, non ci credo”

Christophe ha perso il suo “piccolo pezzo di paradiso” : uno chalet acquistato e ristrutturato nel 2014 per la sua famiglia. “Questo chalet è stata l’occasione per riunirsi in famiglia (…) la ricostruzione della Bérarde, non ci credo”sbottò tra i singhiozzi. “Era comunque molto importante tornare qui per rendersi conto di quello che era successo”.

La cassetta della posta dello chalet di Christophe è tutto ciò che ne resta oggi. © Radio Francia
Veronique Pueyo
La cappella non esiste quasi più. © Radio Francia
Veronique Pueyo

“La Bérarde scomparirà, ne sono sicuro”

Anche il patrimonio della Bérarde è scomparso. Jacky è responsabile del centro alpino della frazione da 25 anni. Egli è “stordito”non l’ha ancora fatto”digerito la catastrofe”, tanto più che la cappella è quasi scomparsa: “Quando sabato scorso abbiamo visto crollare la nostra cappella, è stato molto difficile conviverci. Lancio un appello: vogliamo ritrovare la campana della nostra cappella che è sotto le pietre. Siamo andati a prendere la campana del Titanic, ora voglio che andiamo a prendere la campana della cappella. Lo teniamo stretto”. Anche se è fatalista: “Da veterano, quello che mi colpisce è che La Bérarde scomparirà, ne sono sicuro”.

Eppure, mentre residenti e villeggianti tentavano di salvare il salvabile, gli escavatori erano impegnati nel letto del Vénéon per liberare il terreno e ricostruire una strada provvisoria. Il Dipartimento ha anche stanziato un fondo di diversi milioni di euro per cercare di far rivivere un giorno la valle.

caricamento

Jacky, uno degli “anziani” della valle. © Radio Francia
Veronique Pueyo
Alcuni sono riusciti a salvare la macchina per la raclette. ©Radio Francia
Veronique Pueyo

-

PREV la demonizzazione di LFI ci fa dimenticare che l’estrema destra è il vero pericolo per la nostra democrazia – Libération
NEXT Incredibile il prezzo fissato da Luis Campos per Xavi Simons, due club tedeschi sul posto