Non sarebbero un po’ algerini anche Kafka e Orwell? Ciò che accade dall'altra parte del Mediterraneo evoca “Il Processo” tanto quanto “1984”. Fino a ieri sera non avevamo notizie dello scrittore Boualem Sansal, 75 anni. L'autore di “2024” è stato arrestato il 16 novembre ad Algeri dalla sicurezza nazionale. Sarebbe accusato di “intelligence con il nemico”.
Il nemico? Marocco? La Francia ovviamente! Questo capro espiatorio designato nevroticamente dal regime militare è incapace di fare i conti con il passato e di plasmare il futuro. Brandisce l'odio per il nostro Paese come una carta d'identità sostitutiva dell'Algeria.
Nel 1999, mentre ero giornalista a Le Figaro littéraire, ho intervistato Boualem Sansal per il suo primo romanzo, “Il giuramento dei barbari”. Mi colpì il contrasto tra la sua voce sottile e le sue parole vigorose. Ha castigato sia l’islamismo che il potere algerino.
Anche suo fratello minore, Kamel Daoud, scelse di scrivere “come se si indossasse un equipaggiamento da combattimento”. Dall'uscita del suo romanzo “Houris”, il Prix Goncourt ha subito una massiccia campagna diffamatoria orchestrata da Algeri, visibilmente in preda al panico. Negli ultimi giorni la violenza è aumentata. Emmanuel Macron ha mancato il suo scioglimento ma è accusato di aver complottato contro l'Algeria con i giurati di Goncourt!
Per Daoud e Sansal la libertà non è un concetto astratto. Pagano molto caro il loro. I pubblici ministeri qui seduti sulle sdraio, che si piazzano bersagli in testa, e gli ispettori dei lavori finiti, che pretendono di essere i loro difensori mentre usano i loro nomi per regolare i conti franco-francesi, dovrebbero meditare sulle ultime righe del libro di Boualem Sansal , “Vita. Il conto alla rovescia”: “L’ignoranza è serenità e la conoscenza è dolore infinito”.
Anche la prigionia di questo grande scrittore è, per noi francesi, un dolore.