BElinda Cannone è una scrittrice e saggista, autrice di una trentina di opere tra cui “La stupidità migliora” e “La tentazione di Penelope – Una nuova strada per il femminismo”. Da diversi anni cura anche una rubrica mensile su “Sud Ouest Dimanche”. Sabato 23 novembre, dibatterà con Sandrine Treiner, redattrice, ex direttrice di France Culture, e Olivier Postel-Vinay, giornalista, saggista, fondatore della rivista “Books”, per le Tribunes de la presse (alle 10, al TnBA ) a Bordeaux. Il tema principale della 14a edizione è Il futuro del progresso.
Il tuo intervento si concentrerà sul tema “Fake news, cancel culture, politica… La stupidità sta facendo progressi? » Che ne dici?
Ad esempio, il mio libro pubblicato nel 2007 si intitolava “Stupidity Improves” e, in definitiva, è proprio questo il fulcro dell’argomento della tavola rotonda. La stupidità è sempre simile a se stessa oppure assume nel tempo aspetti nuovi? La mia idea è che in ogni epoca, qualcosa che era una buona idea in un’epoca precedente degrada in stupidità, attraverso diversi fenomeni che analizzo nel mio libro, che sono il conformismo, la riproduzione, la semplificazione…
Puoi citare un caso specifico?
Oggi la “cancel culture”, la tendenza a impedire l’espressione di idee che non piacciono a una minoranza, è una forma di stupidità. In realtà è piuttosto complesso. Spesso si basa su un pensiero intelligente, come ad esempio il pensiero antirazzista. Una buona idea che era l’antirazzismo degrada in stupidità perché diventa razzismo dove tutto viene analizzato in base alla razza. Il che in Francia non ha molto senso. Arriviamo all'idea che ogni espressione che appaia razzista deve essere cancellata, repressa, impedita. Purtroppo, non appena impediamo il dibattito, cadiamo in un movimento autoritario, totalitario, per nulla libertario.
E le notizie false?
C’è un fenomeno assolutamente nuovo, è lo sviluppo delle reti sociali, che fanno circolare nello spazio pubblico miliardi di informazioni che possono essere manipolate consapevolmente, come sta facendo ad esempio la Russia in questo momento, o da parte di politici o divulgate da persone, piccoli gruppi, ad esempio cospiratori, che fanno circolare nello spazio pubblico informazioni false, cioè inesatte, o opinioni che non superano la prova dei fatti. Ma, dall’altra parte dei social network, le persone li prendono per oro colato. Questo è un problema assolutamente contemporaneo, estremamente contemporaneo. C’è anche la questione delle bolle cognitive.
Questi nuovi concetti non ci spingono ad acuire ancora di più il nostro senso critico e la nostra necessaria vigilanza?
È necessario. Cartesio lo disse nel XVII secoloe secolo, “osserviamo i fatti, verifichiamoli e solo allora li daremo per scontati”. Il pensiero critico e la libertà di pensiero sono antichi quanto il mondo. Dobbiamo preoccuparci del valore dei pensieri che formiamo e delle informazioni che riceviamo. L’unica soluzione è il pensiero critico e la vigilanza.
Possiamo sperare nelle nuove generazioni nate con i social network?
Questa nuova generazione è, per me, la più fragile per quanto riguarda i social network. Non hanno spirito critico, sono nati con quello e si sono sempre informati così. Questa generazione rafforza il problema. Non legge più la stampa generale.
Può leggerlo sui social network…
L’unica via d’uscita è moltiplicare le fonti. Oggi ci troviamo in una situazione globalmente tragica. Ad esempio, “La Vanguardia” e “The Guardian” si sono cancellati dal social network [ils n’y postent plus de contenus, « Sud Ouest » a également pris cette décision, NDLR]. Va bene. Queste non sono fonti di informazione, sono fonti di manipolazione. Un atteggiamento civico responsabile oggi consiste, per me, nell’attraversare le fonti di informazione per non cadere in bolle cognitive, in fallimenti militanti che mi chiudono la vista, che distorcono la mia visione.
Il 14e Stand stampa, fino al 23 novembre a Bordeaux, evento gratuito con registrazione online. Il programma giornaliero è dettagliato su tribunesdelapresse.org