cosa proponeva la missione parlamentare… prima dello scioglimento

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Tre mesi e mezzo di lavoro, una settantina di udienze… La decisione del Presidente della Repubblica, il 9 giugno, di sciogliere l’Assemblea nazionale ha interrotto bruscamente il lavoro dei due deputati ai quali il governo aveva chiesto, in piena crisi crisi agricola, a prendere in considerazione una revisione delle leggi che dovrebbero garantire redditi dignitosi agli agricoltori (le “leggi Egalim” del 2018 e del 2021). Tuttavia, Anne-Laure Babault (Modem) e Alexis Izard (Renaissance) prevedevano di presentare le loro conclusioni solo pochi giorni dopo, la settimana del 17 giugno. Queste ultime erano quindi in gran parte pronte, e sono appena state rivelate da una nota inviata il 14 giugno al capo di gabinetto del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare dal vicepresidente del Consiglio generale dell’alimentazione, dell’agricoltura e degli spazi rurali (CGAER ), pubblicato dai media Contexte.

Una scadenza per i negoziati “a monte”.

Sembra che i deputati abbiano convalidato un’idea sostenuta dai produttori, ma – secondo la nota stessa – generalmente mal vista dai produttori agroalimentari: la creazione di un termine per le trattative commerciali tra gli agricoltori e i primi trasformatori dei loro prodotti. Oggi, infatti, per queste trattative “a monte” non ce ne sono, anche se le trattative “a valle” tra i distributori ed i loro fornitori di marche nazionali devono chiudersi, secondo la legge, prima del 1° marzo.

Risultato: “gli industriali (volontà, ndr) di fronte ai marchi della grande distribuzione a dicembre senza aver rinegoziato il prezzo pagato ai produttori per il prossimo anno”, il che spesso impedisce di tenere conto dei costi di produzione più recenti. Un’impasse che, nonostante Alexis Izard e Anne-Laure Babault, volevano proprio superare “il rischio di rendere i negoziati commerciali ancora più rigidi”.

Una scadenza fissa o “mobile” “a valle”.

I deputati hanno proposto in particolare di fissare questa scadenza al 1° novembre, vale a dire “prima dell’inizio delle trattative industriali – marchi della grande distribuzione”. Tuttavia, avevano una visione diversa della scadenza “a valle”. Secondo Anne-Laure Babault la data sarebbe dovuta rimanere fissata al 31 marzo. Alexis Izard, da parte sua, ha consigliato di realizzarlo “galleggiante”: la legge si sarebbe poi limitata a definire il periodo per l’inizio delle trattative, che si sarebbero concluse tre mesi dopo.

Per facilitare la conclusione di contratti “a monte”, hanno suggerito a “allentamento delle regole della proposta contrattuale” da parte dei produttori, imponendo loro, spesso mal organizzati, di indicare solo gli elementi chiave. Là “proposta contrattuale completa” sarebbe quindi spettata ai primi acquirenti di prodotti agricoli. Avevano anche preso in considerazione la possibilità di concedere un aiuto finanziario alle organizzazioni di produttori, senza tuttavia specificarne le modalità.

Mantenuta l’“Opzione 3”.

I due deputati si sono però schierati dalla parte degli industriali per quanto riguarda il mantenimento di un meccanismo utilizzato dal 75% di loro per proteggere i propri segreti aziendali: il ricorso, consentito dalla legge Egalim 2, a un terzo indipendente di fiducia per certificare l’evoluzione della situazione materia prima agricola (MPA) in caso di variazione del prezzo (l’“opzione 3”), criticata dai distributori per la sua opacità. Di fronte all’accelerazione in Francia della concentrazione degli operatori della grande distribuzione, “mantenere un equilibrio di potere relativamente equilibrato tra produttori alimentari e marchi della grande distribuzione appare più necessario che mai”sottolinea infatti la nota.

Nel momento in cui si è dovuto interrompere la missione, Alexis Izard e Anne-Laure Babault stavano discutendo anche un’altra proposta originale: quella di promuovere “materie prime agricole provenienti da aziende francesi” durante l’eventuale revisione del loro prezzo nel corso dell’anno nei contratti a valle.

“Il mercato comune unico impone la libera circolazione delle merci all’interno del territorio comunitario, tuttavia i deputati erano convinti che fosse necessaria una discriminazione delle materie prime agricole in base alla loro origine per applicare con discernimento la non negoziabilità dell’AMP”, si legge detto spiegare.

Un’idea la cui compatibilità con la normativa europea sulla concorrenza e con il regolamento INCO, che riguarda l’informazione dei consumatori, non è stata però ancora valutata.

“Una piccola parte della produzione agricola” interessato

La nota tuttavia conferma che le leggi Égalim in definitiva riguardano solo“una piccola parte della produzione agricola francese a monte e a valle. », compreso il 15% delle carni bovine e ovine, a causa delle loro disposizioni e della loro attuazione. I settori vegetali (vino, cereali, frutta, ecc.) hanno infatti “sceglie di discostarsi da esso”, i grossisti non sono interessati e “Una parte dei volumi provenienti dal settore della produzione animale e venduti nella grande distribuzione sfugge alle leggi EGalim essendo commercializzati con contratti brevi inferiori a tre mesi e senza marchio”.

“Nel settore bovino la contrattualizzazione obbligatoria imposta anticipatamente a partire dal 2022 non ha funzionato. Gli attori situati a valle della produzione ritengono che le disposizioni attuali siano difficilmente compatibili con il funzionamento del settore”, aggiunge la nota.

Tuttavia, “in generale, nel settore impiantistico, molti settori intervistati hanno ribadito la volontà di restare fuori dal quadro delle leggi Egalim”. Solo “i settori del vino e dei prodotti trasformati AOP-IGP sarebbero più propensi a integrarlo, ma a condizione di modificare le modalità di attuazione della legge per meglio corrispondere alle loro pratiche”, hanno osservato i due parlamentari. Al fine di ampliare l’applicazione delle leggi Egalim, “a causa della diversa organizzazione e delle pratiche tra i settori, sono necessari dettagli specifici per ciascuno di essi per una migliore adesione degli attori professionali ai principi della contrattualizzazione”, quindi stimano.

Nella visione del governo pre-scioglimento, le loro proposte dovevano ispirare possibili modifiche legislative che sarebbero state votate prima dell’inizio dei prossimi negoziati commerciali a dicembre. Un obiettivo ormai quasi impossibile da raggiungere.

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