“Confermiamo che 22 martiri sono stati trasferiti (agli ospedali) dopo uno sciopero contro (a) casa […] a Cheikh Radwan”, distretto di Gaza City, ha detto all’AFP Mahmoud Bassal, portavoce della Protezione civile.
Un altro attacco avvenuto intorno a mezzanotte (23:00 ora belga) nella zona di Beit Lahia e Jabalia ha provocato decine di morti, secondo fonti mediche. La Protezione Civile non ha ancora annunciato i risultati di questo secondo sciopero.
Scioperi nella periferia sud di Beirut dopo l’appello israeliano all’evacuazione
Nuovi attacchi hanno preso di mira la periferia meridionale di Beirut, roccaforte degli Hezbollah libanesi contro cui Israele è in guerra, giovedì mattina, poco dopo la richiesta di evacuazione da parte dell’esercito israeliano, secondo i media statali libanesi.
L’Agenzia nazionale d’informazione libanese (Ani) ha segnalato tre attacchi nella periferia sud, tra cui uno “molto violento a Haret Hreik”, un quartiere di questo settore, e ha precisato che un edificio è stato distrutto.
Nelle immagini AFPTV possiamo vedere pennacchi di fumo che si alzano da almeno tre siti presi di mira.
Gli attacchi sono stati preceduti da un appello sui social media da parte del portavoce dell’esercito israeliano di lingua araba Avichai Adraee ad evacuare tre aree della periferia meridionale.
Dopo questa chiamata, in periferia si sono sentiti forti colpi di arma da fuoco, volti ad allertare i residenti.
I sobborghi meridionali, abbandonati da gran parte dei suoi abitanti a causa di scioperi sistematici, erano stati presi di mira all’alba da tre attacchi israeliani, che secondo Ani “hanno distrutto diversi edifici”.
Il portavoce dell’esercito israeliano ha affermato che gli attacchi hanno preso di mira i “centri di comando e le strutture militari” di Hezbollah.
Gli attacchi avvengono mentre l’inviato americano Amos Hochstein tenta di raggiungere un cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese.
Dopo aver incontrato i funzionari libanesi a Beirut, giovedì incontrerà il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, abbiamo appreso da una fonte ufficiale israeliana.