“Italia e Ungheria hanno dato l’esempio di come sarebbe la cultura in Francia se l’estrema destra ottenesse la maggioranza”

“Italia e Ungheria hanno dato l’esempio di come sarebbe la cultura in Francia se l’estrema destra ottenesse la maggioranza”
“Italia e Ungheria hanno dato l’esempio di come sarebbe la cultura in Francia se l’estrema destra ottenesse la maggioranza”
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HA a cosa serve la cultura in un regime democratico? Per esprimere punti di vista diversi, all’infinito, sulla natura umana, sul nostro mondo, sulle nostre società, sulla ricchezza delle diverse identità e culture, sugli altri per amarli meglio e conoscerli, per stabilire un ponte tra te e lui.

In una democrazia, il pensiero e la cultura sono indipendenti, senza alcuna corrente politica o ideologica che tenti di incanalarli. La diversità e l’indipendenza arricchiscono il libero arbitrio e rendono emozionante la convivenza. La cultura viaggia liberamente nel passato e nel presente per offrire una migliore possibilità per il futuro. I vincitori sono i cittadini, ai quali viene offerta questa cultura abbondante e diversificata, ma anche i creatori, liberi di attraversare, senza barriere, tutti i territori della creazione.

A cosa serve la cultura in un regime totalitario? Diventare uno strumento di propaganda. La cultura è completamente assente dai programmi dell’estrema destra, eppure è la prima vittima quando arriva al potere.

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I creatori e i cittadini francesi immaginano quindi molto bene come sarebbe la cultura in Francia se l’estrema destra ottenesse la maggioranza. Per fare questo, non hanno bisogno di andare lontano. L’Italia e l’Ungheria, un tempo grandi attori della cultura, hanno dato l’esempio.

Libertà di stampa sotto sorveglianza

Il servizio pubblico audiovisivo è smembrato, tagliato fuori da gran parte delle sue attività, diretto da soggetti vicini al partito al potere, privatizzato se possibile a beneficio di grandi gruppi con tendenze altrettanto estreme. I direttori dei grandi festival così come i responsabili dei teatri nazionali vengono sostituiti da delinquenti al servizio del potere, obbedendo alla linea editoriale del regime.

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La libertà di stampa è messa sotto sorveglianza. Gli aiuti pubblici, fortemente ridotti, sono concessi solo alle istituzioni culturali allineate e alle opere ispirate al patrimonio, a un passato puramente etnico, voltando le spalle alla creazione originale, alle controversie e alla diversità.

Tutti gli aiuti concessi agli eventi teatrali, letterari e musicali vengono tagliati o eliminati, decapitando così la nascita di nuovi talenti e di nuovo pubblico. I settori culturali di questi paesi stanno diventando moribondi, portando ad una catastrofe industriale che condanna migliaia di posti di lavoro.

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L’estrema destra francese è in linea con i partiti italiano e ungherese. Sappiamo già che il Raggruppamento Nazionale (RN) ha espresso pubblicamente il desiderio di eliminare, privatizzandolo, il servizio pubblico audiovisivo francese, in particolare Radio France e France Télévisions. Verranno così soppresse le voci e gli sguardi liberi rivolti alla Francia e al mondo dei giornalisti, dei cineasti, degli autori teatrali, dei compositori, dei cantanti, dei coreografi e dei ballerini, degli autori letterari, dei pittori, dei videomaker, ecc. Mettendo in riga l’Istituto Nazionale dell’Audiovisivo (INA), custode di tutti gli archivi audiovisivi del Paese, cercheremo di dipingere con lo stesso colore la storia della Francia.

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