Con Louis de Funès nei panni di un parvenu senza scrupoli che tortura il suo cameriere Yves Montand su melodie composte da Michel Polnareff, Follia di grandezza è un valore sicuro delle commedie francesi. Tuttavia, è oro tornare a questo classico, perché le tensioni e i destini contrastati non erano circoscritti all’interno dello scenario…
I Miserabili, Gli ultimi giorni di un condannato… Victor Hugo potrebbe essere tra i più grandi autori francesi, ma il suo lavoro raramente trasuda risate sincere. Anche L’uomo che ride non è all’altezza del suo nome molto bene. L’idea di attingere dal suo dramma Ruy Blas una commedia appare a prima vista rilevante quanto la trasformazione Notre Dame di Parigi in uno spettacolo circense.
Così, quando Gérard Oury porta Louis de Funès in un adattamento a scopo umoristico, ci chiediamo cosa gli passasse per la testa. Soprattutto da allora niente sembra troppo bello per il film : con un budget di 18 milioni di franchi, enorme per l’epoca, contava due star nel cast, un Michel Polnareff all’apice della sua popolarità e parte delle riprese al palazzo dell’Alhambra di Granada.
Ruy Blas, un argomento minato
Gérard Oury conosce perfettamente il pezzo Ruy Blase per una buona ragione: ha interpretato personalmente il ruolo di Sallustio per la Comédie Française nel 1960, lo stesso anno in cui si lancia nella regia La mano calda.
Tuttavia, la sua scoperta dell’opera non è stata un compito facile: I membri francesi apprezzano moderatamente questo lancio aereo. Il fatto che l’artista si dedichi contemporaneamente al cinema non aiuta, soprattutto perché beneficia di alcuni aggiustamenti contrattuali per favorire il suo doppio ruolo.
Peggio ancora: Robert Hirsch, l’interprete di Don César, chiude il sipario sulle prove una settimana prima della prima e ritiene Oury responsabile della sua defezione. I due uomini vengono alle mani. Accanto ad esso, i litigi tra Salluste e Blaze appaiono come amichevoli prese in giro…
Ma dopotutto, lo stesso illustre Victor Hugo dovette affrontare una forte resistenza quando fu rilasciato nel 1838. Il leader del romanticismo si ritrovò nel mirino di artisti e critici del suo tempoche lo criticava per aver trasgredito i codici con il suo teatro popolare a volte grottesco. Molte delle sue commedie devono essere interrotte presto. Balzac si lascia andare sull’argomento Ruy Blasevocando in una lettera “un’infamia in versi”.
Eppure, infilato nei panni di Salluste, Oury ne intuisce il potenziale comico. Ogni sera, mentre aspetta di rialzarsi dopo essere stato assassinato per mano di Ruy Blas (vi avevamo avvertito che il testo originale era meno divertente), riflette sui meccanismi narrativi dello spettacolo. Incomprensioni, travestimenti, trappole, una duenna a tutto campoun finale in forma di gioco di pazzi in stile vaudeville che Feydeau non negherebbe: ci sono tutti gli ingredienti per una farsa cinematografica!
Il regista si rivolge allo scrittore Marcel Jullian, già al lavoro Il Grande Mocio et Le Corniaude Danièle Thompson, sua figlia, per trasformare il dramma in commedia. Alla fine, la loro sceneggiatura rispetta le linee principali del testo originalee offre a De Funès, che torna alle sue radici teatrali, il ruolo di “bella troia” da lui richiesto.
Blaze, il ruolo contrastato
Ciò che Gérard Oury vuole è capitalizzare i trionfi del duo De Funès/Bourvilche gli ha dato il riconoscimento con la sua prima commedia Le Corniaud. Se avesse richiesto solo quest’ultimo Il cervellointende riformare la coppia per interpretare il padrone e il suo cameriere in questo nuovo progetto dal titolo provvisorio Gli eroi oscuri.
Sebbene Bourvil avesse piuttosto accarezzato l’idea di un film musicale con De Funès per sfruttare le rispettive capacità sul campo, entrambi erano entusiasti. I produttori, la stampa e il pubblico non possono che esserne allettati : tutte le luci sarebbero verdi, se il verme non fosse già nel frutto.
Se ha fatto di tutto per nascondere il suo mieloma multiplo, il regista e il suo produttore Alain Poiré non possono ignorarlo I giorni di Bourvil sono contati. Si chiudono nella negazione e continuano a sperare in un miracolo. Ma dopo le riprese finali estremamente estenuanti, l’ex cantante di music hall morì il 23 settembre 1970, interrompendo bruscamente numerosi progetti.
Gérard Oury pensa di fermare tutto. Pochi giorni dopo il funerale, mentre partecipava ad una serata mondana in onore del direttore della fotografia Henri Decaë (che curerà la fotografia di Follia di grandezzaS), Simone Signoret gli si avvicina e gli dà un’idea che farà ripartire tutto: assumendo il marito, un certo Yves Montand.
Il regista è sedotto. Anche l’attore molto prolifico lo ha fatto condivise il conto con il defunto in una delle sue ultime apparizioni, Il Cerchio Rosso di Jean-Pierre Melville. Montand accetta, contribuendo a fare del nome César un anello di congiunzione nella sua filmografia (Cesare e Rosalia, Jean de Florette…).
Solo che la stella non emana affatto la stessa energia di Bourvil. La sceneggiatura viene riscritta. Da Sganarello il cameriere diventa una sorta di Scapin, il tipo di seduttore di cui la regina può innamorarsi a prima vista. Il film cambia nome: dopo un duello con I grandi della Spagna, Follia di grandezza s’impongono.
Il problema è che le riprese devono svolgersi in Spagna. Montand è un noto comunista, proveniente da una famiglia fuggita dall’Italia fascista molto riluttante a fornire questa garanzia indiretta al regime franchista. L’attore lega il suo destino a quello dei militanti dell’ETA recentemente condannati a morte. Il dittatore finisce per perdonarli. L’onore della stella è al sicuro.
Ciò non impedisce alla troupe cinematografica di giocare con il fuoco, in modo molto letterale. Per dare coraggio alle comparse sonnecchianti nella scena in cui viene bruciata l’effigie di Sallustio, un assistente suggerisce di immaginare che si tratti di Franco…Per il resto la collaborazione tra Montand e De Funès procede molto bene, i due si accordano per inventare nuove gag. È sul versante del casting femminile che le cose sono meno rosee.
La maledizione dei ruoli femminili
Nel ruolo della guardia irascibile, l’attrice di origini armene Alice Sapritch sembra aver fatto centro. Nonostante una filmografia di tutto rispetto, che l’ha portata in contatto con Yves Montand (Il Primo MinistroMay), Louis de Funès (Sur un arbre perché) e Gérard Oury (La minaccia), il cinquantenne non aveva mai veramente sfondato.
In Follia di grandezzairrompe sullo schermo grazie ad una scena chiave: la sua leggendaria spogliazione delle foglie davanti agli occhi di uno sbalordito Montand. Per fare questo, Oury, che era suo compagno di classe al Conservatorio, lo costrinse a prendere lezioni di spogliarello dalla ballerina del Crazy Horse Saloon Sophia Palladium.
In realtà anche questo sarebbe stato richiesto sorpassando l’attrice su alcuni movimenti dei glutei. Sapritch minimizzerà costantemente il ruolo di quest’ultimo, limitando il suo contributo ad una sola portata e qualche consiglio, e contestando fermamente di essere stato sostituito dall’immagine.
Non importa: lo stesso anno, la sua composizione di Folcoche in Vipera nel pugno perché la televisione aiuta a radicare il suo volto nella mente del grande pubblico. Ahimè, questa tardiva consacrazione rimarrà senza seguito: Sapritch lo sarà confinata per il resto della sua carriera a opere minoriceci alla moda.
Il destino della persona che supervisiona nel film è ancora più tragico. Prima di approdare al ruolo di regina, e con poche eccezioni (gli spaghetti western suonatori di campane di Sergio Corbucci) Karin Schubert lo è si abbona alle commedie erotiche che in Italia vivono il loro periodo d’oro.
Ma la collaborazione andò malissimo con Oury, che inelegantemente la descrisse come “ il peggior rompicoglioni che abbia mai conosciuto“. Si dice che il regista le abbia fatto delle avances ed è arrabbiato perché all’attrice è stato chiesto di filmare in camicia da notte.
Il ruolo, però, gli permise di ottenere un po’ di notorietà in Francia. Ha continuato l’anno successivo con Barbablù (insieme a Raquel Welch) e L’attacco di Yves Boisset. Ma non abbandona l’erotismo, apparendo tra gli altri nel premonitore Mio Dio, come ho potuto cadere così in basso? ?
La discesa agli inferi prende forma agli inizi degli anni ’80: divorziata, abbandonata e costretta a soddisfare i bisogni del figlio tossicodipendente, si lascia sedurre dai soldi delle riviste pornografiche. Intrappolata nell’industria del porno, ha continuato con una serie di film hardcore intervallato da diversi tentativi di suicidio.
Se è la gioia delle ritrasmissioni televisive, Follia di grandezza ottenne all’epoca 5 milioni di spettatori, un punteggio onorevole, ma deludente rispetto ai 17 milioni Il Grande Mocio. Quanto a De Funès, comincia il suo crepuscolo : rallenta notevolmente il ritmo, pretendendo addirittura di girare più che con Gérard Oury (Le avventure del rabbino Jacob), che non lo salverà dal gravissimo doppio infarto che sconvolgerà la sua carriera e la sua vita quattro anni dopo.