Trattenete il respiro, questa storia inizia in modo rigido. nemmeno morto non è un modo di dire, ma piuttosto una storia di tentato omicidio, stupro, con tutti gli accoltellamenti coinvolti. L’autrice Geneviève Rioux ha creato un romanzo che non dimenticheremo presto, curiosamente pieno di grande poesia e di improbabile umanità.
Pubblicato ieri alle 12:00
Se l’espressione fosse possibile diremmo apertamente: umanità sovrumana.
Questo perché l’autore, al quale dobbiamo questo testo tanto violento quanto commovente, che vive ancora con noi, giorni dopo averlo divorato, si è ispirato qui a un evento realmente accaduto. Tenetevi forte: il suo.
Difficile riassumere il nostro incontro con questo sopravvissuto. Perché è uno. Nella memoria giornalistica, non ricordiamo di essere stati così commossi. L’autrice e dottoranda in psicologia, che sembra una ragazzina saggia con i suoi grandi occhi castani, spesso umidi durante l’intervista, è stata anche vittima, qualche anno fa, di un tentato omicidio e stupro. Ed è sopravvissuta. Anche attingendo al suo passato per pubblicare una raccolta di poesie, Sopravvivenze (2022), che attualmente presenta sul palco, aprendo per David Goudreault, il suo amante nella vita.
Con nemmeno mortoin libreria la prossima settimana, questa volta propone un’opera di narrativa, a metà tra il thriller e il thriller psicologico, che si capisce sia più o meno “ispirata” dal suo vissuto, e da un trauma familiare (hang-you Again: il suo anche la madre è stata vittima di un tentativo simile) come bonus, francamente ben realizzato, con una luminosità sorprendente. Non saremo sorpresi di apprendere che molti hanno già mostrato il loro interesse per l’adattamento del romanzo per la televisione, sussurro.
Difficile qui non essere tentati di porre mille domande sui collegamenti tra la sua storia e quella di Steph, il personaggio principale di nemmeno mortosua madre, per non parlare dell’assassino. Ma per ovvi motivi, essendo l’indagine ancora in corso, ci asterremo e ci concentreremo invece sul romanzo, quindi, dal titolo peraltro molto giudizioso, pubblicato da Stanké.
“Non è la mia storia”, chiarisce subito l’autrice, con la sua voce dolce e pacata.
È una storia immaginaria. […] Anche se ovviamente, avendo vissuto un crimine così grave, un’ispirazione c’è…
Geneviève Rioux
Se non è “essenziale”, secondo lei, decidere qui cosa è vero e cosa è falso, è però fondamentale porsi questa domanda: “Chi muore quando si uccide? » Questa è la primissima frase del libro, nonché la domanda che sta alla base dell’intero romanzo. In altre parole: “Cosa ci guadagna l’aggressore quando la vittima si alza e fa qualcosa con questa tragedia? Questo è il messaggio che voglio che sentiamo. E so che questo colpisce molte donne, che potrebbero non aver beneficiato del sistema giudiziario”, aggiunge Geneviève Rioux, anche portavoce del Centro servizi di giustizia riparativa.
Ricerca della libertà
Steph è dato per morto (ti risparmieremo in quale stato). La storia poi la segue mentre ricostruisce se stessa attraverso il labirinto di procedure amministrative e mediche, dall’ospedale agli appuntamenti con il suo psicologo, compresi gli incontri con gli investigatori. Va detto che il suo personaggio mostra una singolare rabbia per la vita, ma curiosamente, nessuna rabbia. Dimentica il desiderio di vendetta qui. Piuttosto: una grande sete di comprensione, che lo guiderà per tutto il romanzo, senza fiato, narrato con una certa poesia, con riflessioni quasi filosofiche. Un esempio significativo: “tu hai perso nella morte, lei ha guadagnato nella vita”, scrive.
“Dato che l’argomento è piuttosto trasandato”, continua l’autore, “era importante avere una scrittura gentile. E nonostante il tema trash, ho l’impressione che sia piuttosto brillante. »
È alla ricerca di giustizia e libertà. Vuole soprattutto capire.
Geneviève Rioux, su Steph, in nemmeno morto
Se il romanzo inizia in modo rigido, come abbiamo detto, nel bel mezzo di un tentativo di omicidio, Geneviève Rioux ha scelto di raccontare la storia di Steph in terza persona (“il suo respiro è corto, a scatti”). Al contrario, quando si riferisce all’assassino, parla al “tu”: “ha visto te, toé, qualcuno, chiunque, incappucciato, vestito di nero […]. Hai inclinare… ».
Questo intelligente gioco di pronomi non è innocente. “La distanza ti permette di uscire da te stesso per andare oltre”, spiega. Quanto alla “toé”, per lei è una posizione di difesa, di vera e propria sopravvivenza: “Non abbassa mai gli occhi e così non crolla. Questa diventa la sua ancora. »
“L’assassino ha fallito nel suo omicidio”, ripete, “ha fallito nello stupro, e non è riuscito nemmeno a insospettire Steph. È in grado di vedere le mani tese. » Quelli di un medico, lì di un investigatore, più lontano di un amico. Nemmeno questo è innocente. “Ed è un altro messaggio: abbiamo bisogno degli uomini, tanto quanto abbiamo bisogno delle donne”, tiene a sottolineare.
Ancora un altro messaggio: l’assassino non viene ritratto come un mostro. “Non è un processo di perdono, ma di comprensione”, spiega qui Geneviève Rioux. Credo che la letteratura aumenti molto la consapevolezza, perché attraverso le storie proviamo emozioni vere, che ci permettono di capire. Questo è anche l’obiettivo finale della narrativa. »
Parlando di letteratura, l’autrice indica qui di aver sempre sognato di scrivere. “Già da bambina volevo diventare una scrittrice”, confida. È affascinante essere arrivati a questo sogno attraverso questo passaggio forzato. Forse se non avessi avuto un messaggio così lampante, non avrei mai avuto l’audacia di scrivere…”
Va detto che Geneviève Rioux porta dentro di sé questo messaggio di vita. Letteralmente: su di lei. “Vedo le mie cicatrici ogni giorno. Ogni giorno ho pensieri o comportamenti di vigilanza”, dice, sempre con la sua stessa voce dolce. “Se scrivo – conclude – è perché non voglio che diventi un tabù. Voglio che sia liberato. »
Nelle librerie dal 20 novembre
nemmeno morto
Geneviève Rioux
Stanke
344 pagine