Gli ex colleghi di Samuel Paty testimonieranno questo mercoledì, 13 novembre, al processo contro l'aggressione al professore, assassinato da un islamista il 16 ottobre 2020 mentre usciva dal suo collegio Conflans Sainte-Honorine. Martedì, il preside dell'istituto è tornato sulle minacce che avevano preso di mira l'insegnante di storia e geografia, rimpiangendo di non essere riuscito a proteggerlo. Mercoledì mattina, un collega che non aveva sostenuto Samuel Paty è venuto ad esprimere il suo rimorso.
“Mi dissocio dal collegaSono le parole scritte dall'insegnante di storia e geografia qualche giorno prima dell'attentato, in risposta ad una mail del preside che avvertiva delle conseguenze del corso di Samuel Paty.
Ancora oggi, quest'uomo di 51 anni, vestito da becchino al bar, sostiene: “Suggerire a certi bambini di uscire da scuola, non era coerenteNon nel rispetto delle norme dell'Educazione Nazionale. A disagio, si schiarisce la voce: “Non avevo capito che fosse minacciato fisicamente. Se fosse qui oggi, gli chiederei perdono, perdono per essere stato duro con lui”.
La sua opposizione ai metodi di Samuel Paty sembra ormai ridicola. Il professore, da quattro anni, tace. Visto il dolore della famiglia”parlare sarebbe stato stupido e indecente.”. “Se parlo oggi è perché non ho scelta, devo assumermi la responsabilità di quello che ho detto”. Si aggrappa alla sbarra per non sussultare, abbassa la testa. “Non mi resta altro che il lutto”.
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