Regolarmente, alcuni registi marocchini si fanno avanti denunciando l’inerzia di questa istituzione che dovrebbe sostenerli nel loro approccio artistico. Il regista di “Ali Zaoua, il principe della strada” si è recentemente chiesto nelle colonne dei nostri colleghi di Medias24 se il CCM sia uno strumento di coercizione volto a mettere i bastoni tra le ruote ai cineasti o a sostenerli.
In assenza di persone competenti e capaci di unirsi attorno a sé, il settore diventa oggetto di conflitti di interessi, guerre di ego e opportunismo. Inoltre, il CCM dovrebbe gestire budget consistenti per sostenere la produzione di film marocchini. In una relazione della Corte dei conti del 2022, solo il 10-15% degli anticipi sulle entrate concessi dall’istituzione vengono effettivamente rimborsati. Dove va a finire il resto? Difficile da sapere.
Nell’ambito degli sforzi del nostro Paese per rafforzare il suo soft power, la settima arte non deve essere trascurata. Il CCM ha bisogno di essere rispolverato, ristrutturato e ristabilito nel suo ruolo di catalizzatore per il cinema marocchino. A tal fine, il Consiglio direttivo ha appena approvato un disegno di legge relativo all’industria cinematografica e alla riorganizzazione del CCM. Se il testo verrà adottato, sarà una vera occasione per dare nuova vita a un cinema nazionale che, nonostante tutte le sue potenzialità, resta ben al di sotto di quello di alcuni paesi come l’Egitto o, più vicino a noi, la Tunisia.