L'EDITORIALE DI FIGARO – Decretato per colmare il divario dei deficit, questo duro colpo per le imprese risana temporaneamente i conti pubblici. Ma purtroppo non fa nulla per risolvere i mali che attanagliano la Francia.
Possiamo incolpare Emmanuel Macron per molte cose, ma c’è almeno un ambito in cui ha dimostrato una giudiziosa coerenza: il suo indefettibile sostegno alla cosiddetta politica dell’offerta, a favore delle imprese. No, come canta la sinistra, per arricchire gli azionisti – che tra l'altro sono anche dipendenti e risparmiatori -, ma per rispettare una regola economica elementare: è nelle imprese che si crea attività, ricchezza, occupazione e potere d'acquisto. Questa linea di condotta ha prodotto effetti indiscutibili.
La riduzione delle tasse, la riforma del mercato del lavoro e il tono generale del discorso politico hanno gradualmente diffuso un reale sentimento di fiducia. La prospettiva internazionale, così sospetta, è cambiata. Per gli investitori, la Francia è diventata più attraente. I siti industriali hanno iniziato a riaprire. E, miracolosamente, la disoccupazione è scesa ai livelli precedenti…
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