Zebulon Simantov, considerato l'ultimo ebreo in Afghanistan, è appena arrivato in Israele con l'aiuto dell'Agenzia ebraica, secondo le informazioni rivelate lunedì dal canale pubblico israeliano Kan. Questo arrivo segna la fine di un lungo viaggio iniziato nel settembre 2021, quando fuggì dall'Afghanistan dopo la presa del potere dei talebani. Quando lasciò Kabul, Simantov beneficiò del sostegno dell'uomo d'affari ebreo americano Moti Kahana per tornare in Turchia, dove rimase negli ultimi anni. “Ero in pericolo ogni giorno. Ho vigilato sulla sinagoga per anni, ma non avevo più scelta”, ha confidato in un'intervista esclusiva a Kan 11, la sua prima intervista dopo aver lasciato la sinagoga.
In questa stessa conversazione ha espresso il desiderio di andare negli Stati Uniti, progetto che aveva incontrato ostacoli amministrativi. Ha parlato anche del suo desiderio di tornare in Israele per riunirsi ai suoi amici, desiderio che si è appena avverato.
L'Agenzia Ebraica, che ha facilitato la sua immigrazione in Israele, ha rifiutato di commentare questo caso particolare, indicando che “non era in grado di commentare questa situazione specifica”.
La partenza di Simantov dall'Afghanistan ha segnato la fine di una presenza ebraica millenaria in questo Paese. La sua esfiltrazione è diventata urgente dopo il ritiro delle forze americane e l’instaurazione del regime talebano, un gruppo terroristico sunnita ostile alle minoranze religiose. La sua presenza come ultimo ebreo in Afghanistan è stata oggetto di una significativa copertura mediatica internazionale, a simboleggiare la scomparsa delle storiche comunità ebraiche in Asia centrale.