Siamo a metà del XIX secolo. In un’opera dedicata a Philippe de Marnix, barone di Sainte-Aldegonde, eroe della storia delle nostre regioni, all’epoca dei Paesi Bassi sotto gli Asburgo, lo scrittore, storico e politico francese Edgar Quinet scrive: “I popoli hanno i loro momenti di codardia o di stupore; né le parole né i fatti hanno più potere su di loro, e tutto sarebbe perduto se la salvezza dovesse venire dallo slancio della coscienza pubblica. Aspettare che le masse si sveglino da sole sarebbe pretendere l’impossibile: ma poi ci sono individui che vegliano su un intero popolo, ed è per questi tempi che si fanno gli eroi; mantenendosi intatti riescono a far rivivere gli altri. » In un altro libro dedicato alla Rivoluzione del 1789, il repubblicano anticlericale scrive: “Se è difficile impedire a chi ci è abituato di pensare, è cento volte più difficile costringere a pensare chi ce l’ha non imparato. »Allora chi era Edgar Quinet? Per molti: inclassificabile come Montaigne, Pascal o Jean-Jacques Rousseau. Sebbene abbia dato il suo nome a strade e scuole nella Terza Repubblica, da allora è stato in gran parte dimenticato. Tuttavia, fu uno dei maestri della gioventù degli anni Quaranta dell’Ottocento che avrebbe fatto la rivoluzione del 1848. “Non date al mondo l’estremo piacere di chiedergli l’impossibile affinché possa autorizzarsi a rifiutarvi necessario”, ha avvertito nuovamente. Illuminiamoci alla luce di Edgar Quinet… Ospite: Vincent Genin, dottore in storia, ricercatore all’Ecole Pratique des Hautes Études di Parigi. Argomenti trattati: Edgar Quinet, Asburgo, rivoluzione, Montaigne, Pascal, Jean-Jacques Rousseau, Terza Repubblica
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