(Berlino) La Germania festeggia sabato la caduta del muro di Berlino, caduto 35 anni fa, in un “giorno felice” che contrasta con il clima cupo del momento, legato alla crisi di governo del Paese e al declino delle democrazie in il mondo.
Inserito alle 10:26
Isabelle LE PAGINA
Agenzia France-Presse
I festeggiamenti che si protraggono fino a domenica non perdono però di vista il simbolismo di questo evento storico, avvenuto il 9 novembre 1989.
È stato “un giorno felice” che ci ricorda anche che “la libertà e la democrazia non sono mai state date per scontate”, ha dichiarato il sindaco di Berlino Kai Wegner durante una cerimonia alla presenza del capo dello Stato Frank-Walter Steinmeier.
Lo slogan dei festeggiamenti, “Preservare la libertà”, trova particolare risonanza in un momento in cui la democrazia è in declino in tutto il mondo e dove le guerre continuano a infuriare, in Ucraina e a Gaza.
Essi arrivano anche nel momento in cui la coalizione di Olaf Scholz è andata in frantumi, dopo il licenziamento del ministro liberale delle Finanze mercoledì sera, facendo precipitare la più grande economia europea in un periodo di incertezza.
L’ex berlinese Jutta Krüger, 75 anni, trova certamente “un peccato” che la crisi di governo si stia verificando adesso, ma “dobbiamo ancora festeggiare la caduta del muro”.
“Era particolarmente importante per i berlinesi, ma anche per coloro che vivevano nella Germania dell’Est, sapere che potevano uscire se lo desideravano”, ha detto questo pensionato all’AFP.
Bernhard Hödtke, 93 anni, che viveva nell’Est, ricorda di essersi avventurato dall’altra parte il giorno dopo con il suo collega, incredulo quanto lui: “abbiamo percorso la Friedrichstrasse”, un’arteria centrale un tempo tagliata dal muro, e “abbiamo pizzicato il nostro braccio”, dice.
Ideali del 1989
Olaf Scholz ha sottolineato venerdì che i valori del 1989 non possono “essere dati per scontati”.
Per incarnare questi ideali, un’installazione all’aperto che si estende per 4 km lungo l’ex percorso del muro mostra repliche di segnali delle proteste del 1989 e migliaia di altri creati dai cittadini.
La fine del “Muro della Vergogna”, simbolo della Guerra Fredda e della divisione tra il blocco occidentale e quello sovietico, aprì la strada al crollo del comunismo nell’Europa orientale e alla riunificazione della Germania un anno dopo.
Fu eretto nell’agosto del 1961 su 155 km attorno a Berlino Ovest per porre fine all’esodo degli abitanti dalla Repubblica Democratica Tedesca (RDT).
Almeno 140 persone sono morte nel tentativo di attraversarlo.
Attivisti da tutto il mondo sono stati invitati a Berlino questo fine settimana, tra cui la leader dell’opposizione bielorussa in esilio Svetlana Tikhanovskaya e il dissidente iraniano Masih Alinejad.
La band punk russa di protesta Pussy Riot si esibirà davanti all’ex quartier generale della Stasi, la temuta polizia segreta della Germania dell’Est.
“Siamo al fianco di coloro che lottano oggi per la loro libertà e contro la schiavitù! », ha dichiarato Frank-Walter Steinmeier.
“Ascesa del populismo”
L’accento sulla libertà è particolarmente importante “in un momento in cui ci troviamo di fronte all’aumento del populismo, della disinformazione e della divisione sociale”, ha giudicato Joe Chialo, responsabile della Cultura presso il governo regionale di Berlino.
Le elezioni svoltesi a settembre in tre regioni dell’ex DDR, dove il partito di estrema destra ha ottenuto punteggi storicamente elevati, hanno evidenziato le persistenti divisioni politiche tra l’est e l’ovest del paese.
Questo fine settimana segna anche l’anniversario della “Notte dei cristalli”, un pogrom perpetrato dai nazisti il 9 e 10 novembre 1938. Almeno 90 ebrei furono assassinati e 1.400 sinagoghe bruciate in Germania e Austria.
La commemorazione avviene nel contesto di una recrudescenza di atti antisemiti in Germania dopo gli eventi del 7 ottobre 2023 – l’attacco senza precedenti di Hamas contro Israele – che ha innescato la guerra nella Striscia di Gaza.
Il fatto che “gli ebrei oggi debbano ancora aver paura di vivere apertamente la loro religione è un peccato”, ha detto sabato Olaf Scholz sul suo account X.