Alta vita non è il suo primo disco. Peter Somuah ha già pubblicato due album nel 2022 e nel 2023 che hanno delineato i contorni del suo universo multicolore. Sembra però volersi avvicinare agli idiomi africani. Questa progressione naturale dimostra, certamente, un attaccamento all’eredità dei suoi antenati, ma anche una maturità artistica reale e precoce quando altre influenze avrebbero potuto distoglierlo dalla fonte della sua espressività.
Da quando vive in Europa, le sue orecchie hanno captato altri toni. Le registrazioni di Miles Davis e Freddie Hubbard suscitarono il suo entusiasmo e inclinarono il suo focoso suono della tromba verso uno swing americano già ben documentato. Questo è il motivo per cui Peter Somuah, supportato dai suoi amici e strumentisti olandesi, ha scelto di tornare ai fondamentali senza tradire il suo feroce desiderio di attraversare gli stili.
Per realizzare questa impresa, si è recato ad Accra dove ha parlato con i suoi mentori, ormai settantenni. Gyedu-Blay Ambolley (77 anni) e Pat Thomas (78 anni) hanno aggiunto le loro voci alle versioni strumentali delle sue composizioni e, all’improvviso, è emersa l’essenza originale dell’alta vita.
E per ribadire il punto, Peter Somuah ha chiesto a Koo Nimo. Questo onorevole chitarrista e cantante novantenne è il ricordo della vita ancestrale. Sembrava legittimo che i suoi ricordi aprissero l’album di Peter Somuah. La sua voce stanca racconta la genesi della musica tradizionale nata sotto il dominio britannico.
In quel lontano tempo, i musicisti africani soggetti alle regole dei coloni europei dovevano eseguire brani ispirati al valzer o alla samba in club privati riservati all’alta borghesia bianca che conduceva una vita buona e agiata. La parola “highlife” deriverebbe anche da questo status sociale privilegiato al quale la popolazione nera non poteva rivendicare.
Così, fuori da questi locali eleganti, a porte chiuse, si è sviluppato un sistema di ascolto alternativo. Gli strumentisti locali hanno adattato ciò che hanno sentito attraverso i muri e hanno dato un nuovo ritmo a questo repertorio ibrido. Il suolo africano della “Palm Wine Music”, mescolato con ritornelli occidentali, ha dato origine all’alta vita.
Imprigionamento mentale
Sottolineando la storia tormentata della sua identità, Peter Somuah inscrive le sue composizioni in un’ondata di riappropriazione storica che lo spinge a denunciare il terribile condizionamento psicologico di cui soffrono ancora i suoi contemporanei nel XXI secolo. La canzone Schiavitù mentaleda lui stesso interpretato, evoca questa prigionia cerebrale imposta da decenni di oppressione coloniale
Formulare una verità assoluta non è un atto di ribellione, è un tentativo di aprire un dibattito e sanare ferite. In questo album, spinto da un feroce desiderio di celebrare i riti e i codici di un popolo maltrattato, Peter Somuah fa cantare anche la sua tromba affinché gli accenti vivaci del suo virtuosismo invitino alla speranza per un presente pacifico.
Da Rotterdam, dove ora vive, Peter Somuah fiorisce pienamente, unisce il suo talento al plurale, doma questa libertà creativa che riunisce, se lo desidera, tutte le componenti intime del suo essere. Sa che il jazz gli ha portato un’inestimabile ricchezza armonica, ma non vuole sfuggire ai ritmi, ai tempi e alle cadenze dell’alta vita che la giovane generazione ghanese sembra dimenticare o ignorare.
Negli anni ’60 il presidente Kwame Nkrumah non ha elevato l’alta vita al rango di tesoro nazionale? La sua missione è quindi quella di riabilitare questo patrimonio immateriale dell’umanità che presto sarà riconosciuto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, come annunciato da Ama Serwah Nerquaye-Tetteh, segretaria generale della commissione ghanese presso l’UNESCO.
Registrato a Berlino, Alta vita ci trasporta negli anni ’50 e ’60, ma questi profumi di altri tempi non sono superati, abbracciano la freschezza melodica di un giovane trombettista il cui modo di suonare fine e tonico ci ricorda il vigore del suo omologo Roy Hargrove. Va detto che Peter Somuah ammira da tempo questo defunto jazzista americano morto il 2 novembre 2018 all’età di 49 anni. Anche Peter Somuah gli ha reso omaggio nel suo album Spazio esterno. Il legame transatlantico quindi non è ancora interrotto e questo sforzo di preservazione può solo essere lodato.
Pietro Somuah Alta vita (Documenti della legge) 2024
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