Dolore sepolto in Burkina Faso – Libération

Dolore sepolto in Burkina Faso – Libération
Dolore sepolto in Burkina Faso – Libération
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Documentario

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Boubacar Sangaré documenta la vita quotidiana, da lui stesso vissuta, di giovani cercatori d’oro che lavorano in condizioni disumane nelle profondità delle miniere del Burkina Faso.

La corsa all’oro, 21° secolo. Sempre l’estrema durezza, la stessa febbre e illusione della ricchezza, il miracolo cencioso, il sogno folle dell’alchimista, la frana che attende. Solo che questa volta è l’Africa, la pelle ramata, il sole ardente. I nuovi Jack London che scavano in Burkina Faso sono, per la maggior parte, bambini che hanno lasciato tutto: i genitori, il villaggio, la scuola. Il documentario modesto e paziente (come il lavoro ostinato della ricerca dell’oro) di Boubacar Sangaré permette a quest’ultimo di ritornare nei luoghi desolati, aridi e belli, che lui stesso conobbe da bambino, a 13 anni, quando tentò l’avventura nel la mia, alla ricerca di un’altra vita, sotto i fiocchi d’oro e di sabbia.

Ventidue anni dopo, Sangaré è diventato un regista. Alla ricerca dell’immagine perpetuata e duplicata della sua infanzia, segue Rasmané, soprannominato Bolo, che all’età di 16 anni lavora nel sito minerario di Bantara, nel sud-ovest del paese. Sorprendentemente il film risuona Dissidentenarrativa del Quebec che esce quello stesso giorno, rigorosamente agli antipodi ma che si scambia a distanza attraverso corpi esausti e vite invisibili, minacciate da un momento all’altro di scomparire: in Oro della vita Si tratta anche di fastidiosi mal di schiena, mal di testa, dolori e dolori. Due film, due diverse analisi del duro lavoro, qui aggravato dalla giovinezza del protagonista. Bolo, ingoiando antinfiammatori per far fronte allo shock – le sue discese nel pozzo, nelle gallerie,

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