Il governo portoghese moderato di destra, salito al potere a marzo, ha annunciato lunedì un inasprimento della politica migratoria del paese iberico, che era diventata una delle più aperte in Europa sotto il precedente esecutivo socialista.
“Vogliamo porre fine ad alcuni meccanismi che danno luogo ad un abuso eccessivo della nostra disponibilità ad accogliere” gli immigrati, ha dichiarato il primo ministro Luis Montenegro, presentando una serie di misure destinate ad aprire la strada ad “un nuovo ciclo di gestione dei flussi migratori” .
Il nuovo governo ha deciso, in particolare, di abrogare una disposizione in vigore dal 2018 che permetteva agli immigrati di chiedere la regolarizzazione dimostrando di aver lavorato per almeno un anno contribuendo alla previdenza sociale, pur essendo entrati illegalmente nel territorio portoghese.
Il Montenegro ha riconosciuto che il Portogallo ha bisogno dei migranti per far fronte al suo “declino demografico”, ma ha anche affermato che è necessario “evitare l’estremo di non controllare gli ingressi nel paese”.
Il Portogallo ha visto la sua popolazione straniera raddoppiare in cinque anni, raggiungendo un milione di persone l’anno scorso, ovvero un decimo della popolazione totale, secondo i dati provvisori forniti all’AFP dall’Agenzia per l’Integrazione, la Migrazione e l’Asilo (Aima).
L’anno scorso sono stati regolarizzati circa 180.000 immigrati, secondo i dati ancora provvisori citati dal governo.
Creata lo scorso autunno dopo lo scioglimento dell’ex polizia di frontiera, l’agenzia governativa per la migrazione si è trovata a fronteggiare una carenza di personale e un aumento delle richieste che hanno fatto aumentare il numero di pratiche non trattate.
Queste richieste di documenti senza risposta superano le 400.000, secondo il governo, ma potrebbero arrivare a 500.000 secondo la stampa locale.
