perché è così difficile convivere con il lutto nella nostra società

perché è così difficile convivere con il lutto nella nostra società
perché è così difficile convivere con il lutto nella nostra società
-

È una testimonianza ma anche un saggio che fa appello alla sociologia, alla storia, alla psicologia e perfino all'etnologia. Nel suo primo libro, “Il periodo della morte: come ho domato la morte” (a cura di Équateurs, 2024), Stéphane Durand analizza i lutti che hanno segnato la sua vita e il suo percorso che lo ha portato anche a formarsi come consigliere funebre, a leggere e interrogarsi su tutte le coloro che hanno lavorato sulla morte.

Il tuo libro si apre con la morte di tuo fratello maggiore e quella di tuo padre, come ti hanno trasformato questi lutti?

Era molto diverso convivere con loro. Il primo, avevo tredici anni, mio ​​fratello morì in un incidente stradale. Una morte brutale, che ti sorprende, in un'età in cui stavo costruendo il mio essere. Ho perso mio padre quando avevo 21 anni a causa del cancro. Una morte “preparata” dal passaggio alle cure palliative. Alla fine, entrambi mi hanno colpito altrettanto forte. Lo shock della morte, qualunque esso sia, ha la stessa intensità.

Spieghi che questi due lutti ti hanno raggiunto anni dopo. Quello che è successo?

Sì, non mi rendevo conto che il fatto di essere stato un po' solo a vivere questo lutto senza un aiuto psicologico aveva danneggiato le mie fondamenta. Ero emotivamente fragile. Nelle mie relazioni sentimentali, ad esempio, c'era sempre qualcosa che non andava. Ho provato molta rabbia. Vent'anni quasi esattamente il giorno dopo la morte di mio fratello, ho vissuto una rottura. Era durante i Mondiali del 2018 e mio fratello morì durante i Mondiali del 1998. Mi ritrovai a terra, vedendo tutta la Francia completamente euforica. Esattamente come quello che ho vissuto a 13 anni, quando tutti cantavano “noi siamo i campioni, noi siamo i campioni” mentre mio fratello era appena morto. È qui che ho davvero colpito tutto come un boomerang in faccia e questo mi ha portato dritto verso una profonda depressione.

Nel tuo libro chiedi di usare di più la parola “in lutto”, perché?

Questa parola ci permette di portare la morte nella nostra vita quotidiana. Come persona in lutto, potremmo provare ansia e attacchi di rabbia. Ci permetterebbe di rilassarci un po' e dirci che sì, durante un lutto è normale non stare bene.

-

PREV Taiwan nega il coinvolgimento nell’attacco con il segnale acustico in Libano, Israele rivendica l’ordine di esplosione contro Hezbollah
NEXT Alluvioni in Spagna: annunciate nuove misure di sostegno per quasi 3,8 miliardi di euro