Fine vita: cosa potrebbe cambiare il conto per i pazienti?

Fine vita: cosa potrebbe cambiare il conto per i pazienti?
Fine vita: cosa potrebbe cambiare il conto per i pazienti?
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© sukanya sitthikongsak/Getty Images

– L’Assemblea Nazionale esamina il disegno di legge sul fine vita da lunedì 27 maggio.

Scambi che si preannunciano lunghi e delicati. Il disegno di legge sulla fine vita arriverà all’Assemblea nazionale questo lunedì, 27 maggio, alle 16, per due settimane di esame. Per la prima volta in Francia viene lanciato il dibattito sulla morte assistita, come preferisce chiamarla Emmanuel Macron. Questo testo, una grande promessa del secondo quinquennio del Presidente della Repubblica, subirà sicuramente delle modifiche nel corso del suo esame fino al voto previsto per l’11 giugno.

Presentato inizialmente dal governo al Consiglio dei ministri il 10 aprile 2024, il disegno di legge è già stato oggetto di oltre 3.000 emendamenti presentati in commissione. I deputati hanno notevolmente allentato le condizioni relative al suicidio assistito o all’eutanasia. Nella sua versione originaria, il testo previsto “condizioni rigorose”come ha dichiarato il Capo dello Stato in un’intervista rilasciata all’inizio di marzo a Pubblicazione E La Croce.

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Presente “una condizione grave e incurabile”

Per accedere alla morte assistita è necessario essere maggiorenni, “essere di nazionalità francese o risiedere stabilmente e regolarmente in Francia”. Il paziente deve “saper esprimere la propria volontà in modo libero e informato” E “sofferenza fisica presente, eventualmente accompagnata da sofferenza psicologica legata a questa condizione, che è refrattaria al trattamento o insopportabile quando la persona non riceve il trattamento o ha scelto di smettere di riceverlo”secondo l’articolo 6 del disegno di legge.

La persona deve anche soffrire “patologia grave ed incurabile in fase avanzata o terminale”, secondo il testo adottato in Commissione e con il sostegno del relatore generale, deputato Olivier Falorni (Modem). Il governo inizialmente optò per questa formulazione: i pazienti avrebbero dovuto presentare a “prognosi vitale commessa a breve o medio termine”. Per il campo presidenziale, questo cambiamento non rappresenta “non l’equilibrio della legge che si voleva e che è stato presentato”ha sostenuto la presidente della Commissione, Agnès Firmin-Le Bodo.

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Solo il medico decide se avvalersi dell’assistenza alla morte

Secondo il disegno di legge (articolo 5), assistenza a morire “consiste nell’autorizzare e sostenere una persona che ha espresso la richiesta di utilizzare una sostanza letale (…) affinché possa somministrarsela o, quando non ne sia fisicamente in grado, farsela somministrare da un medico, un infermiere o un adulto da loro designato e che si fa avanti per farlo. Il paziente dovrà fare la richiesta al proprio medico che dovrà poi illustrare la procedura da seguire. Il professionista deve informare il paziente che può “rinunciare, in qualsiasi momento, alla tua richiesta” e suggerirgli di consultare uno psicologo o uno psichiatra.

Il medico ha poi 15 giorni per verificare che il paziente soddisfi le condizioni previste dalla fattura. Raccoglie il parere di un collega “specialista in patologia” del paziente e chi “non interviene sulla persona”; “un assistente medico o un caregiver che lavora con la persona” ed eventualmente altri professionisti come psicologi o infermieri che lavorano con il paziente. Non si tratta di una decisione collettiva: il primo medico contattato decide da solo.

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La sostanza letale somministrata dal paziente, da un professionista o da una persona cara

Il professionista comunica la sua decisione oralmente e per iscritto al paziente che ha due giorni di tempo per confermarla “richiede la somministrazione della sostanza letale”. Il medico quindi determina “d’intesa con la persona, medico o infermiere incaricato di accompagnarli per la somministrazione della sostanza letale”. La persona designata non può essere pagata o ricompensata per il suo operato e deve essere accompagnata da un professionista sanitario.

Il paziente decide d’accordo con la classe medica la data di somministrazione della sostanza giuridica. Quando questa viene fissata oltre un anno dalla decisione del medico, quest’ultimo deve nuovamente accertarne il carattere “libero e illuminato” della persona come approccio efficace al ricorso alla morte assistita. La procedura può essere eseguita all’interno o all’esterno del domicilio del paziente e in compagnia di persone di sua scelta. Se il medico rifiuta l’assistenza al decesso, il paziente può impugnare tale decisione dinanzi ai tribunali amministrativi.

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La creazione di una clausola di coscienza per il personale medico

Esperti della salute “disposto a partecipare all’attuazione” l’assistenza alla morte dovrà dichiararsi ad una commissione dedicata. Coloro che non vorranno partecipare dovranno farlo “informare senza indugio” il paziente del suo rifiuto di aderire alla richiesta di assistenza al morire e “comunicare loro i nominativi degli operatori sanitari disposti a partecipare a questa attuazione”.

Il testo propone la creazione di una commissione di controllo e valutazione, posta alle dipendenze del Ministero della Salute. Quest’ultimo deve garantire l’ “controllo ex post” rispetto delle condizioni di accesso alla morte assistita e della procedura. In caso di “violazione delle regole etiche o professionali”questa commissione sarà in grado di cogliere “la camera disciplinare dell’ordine competente”. In vista dell’esame del testo nell’Assemblea Nazionale, i deputati hanno introdotto un nuovo articolo: “prevenire o tentare di impedire di praticare o ottenere informazioni sulla morte assistita”sarà punito con un anno di reclusione o 15.000 euro. “Pressione morale e psicologica” nonché “minacce o qualsiasi atto intimidatorio contro persone che cercano informazioni sulla morte assistita, personale medico e non medico che lavora in strutture autorizzate, pazienti (…) o persone che li circondano” sarà punito.

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Il testo prevede inoltre la creazione di “case di sostegno e cure palliative” per “persone in fin di vita e i loro cari”. L’articolo 1 del disegno di legge prevede per tutti, “il diritto a beneficiare delle cure palliative”: egli “è garantito a chiunque il cui stato di salute lo richieda”. Il governo vuole istituire a “Strategia decennale per le cure di supporto” fissando il “azioni prioritarie da realizzare” e definendo “la destinazione delle risorse corrispondenti”. Il disegno di legge è atteso al Senato dopo il voto dei deputati con l’obiettivo di entrare in vigore nell’estate del 2025.

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