Incidente e ribellione a Baud: un anno di carcere per il trentenne

Incidente e ribellione a Baud: un anno di carcere per il trentenne
Incidente e ribellione a Baud: un anno di carcere per il trentenne
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Questo venerdì 24 maggio, dopo una discussione in famiglia, il trentenne ne beve due mezzi prima di recarsi dal medico al quale vuole confidare il suo disagio, la sua dipendenza dall’alcol, come racconta al pubblico. “È stato brutto con mia madre. Ne ho bevuto mezzo dopo il dottore e ho preso due medicine invece di una e non ricordo”. L’uomo non ha più la patente ma guida un’auto che gli è stata prestata. È uscito da un ristorante di Baud, facendo stridere le gomme e investendo un veicolo occupato da un uomo, una donna e una bambina di 6 anni. Fugge, inseguito dai testimoni. I gendarmi tentano di portarlo a bordo ma l’autista dà una testata a un soldato, un altro prende una porta in faccia durante l’alterco. I familiari a bordo del loro veicolo, parte civile, ricordano una scena molto violenta che, oltre all’incidente, li ha segnati, soprattutto la bambina.

“Vado a farmi internare”

Il responsabile del sito parla di “grande disagio” e ha precedenti penali in cui cinque menzioni riguardano fatti abbastanza simili a quelli che lo hanno portato davanti al tribunale questo lunedì. “È proprio questo: alcol, alcol, alcol. Ho un problema con questo, vado a farmi internare”, ha risposto al presidente del tribunale. A gennaio gli era stata revocata temporaneamente la patente dopo essere risultato positivo ad alcol e droghe.

Dopo l’omissione di soccorso e il duro arresto, ha finalmente accettato di sottoporsi all’esame dell’alcool nel sangue, rilevando un livello di 0,49 mg/litro di aria espirata. “Ci sono stati 44 morti sulle strade del Morbihan nel 2023. Guardate questa stanza, è come se tutte queste persone fossero scomparse! È un miracolo che nessuno sia rimasto ferito”, dice il pubblico ministero Yann-Gwénolé Richard all’imputato.

Il suo avvocato, Me Heux-Tamen, sottolinea la consapevolezza del suo cliente, “che non cerca di arrendersi e che comprende la necessità di cure”. Il tribunale, su richiesta del pubblico ministero, ha condannato Guillaume Juhel a 18 mesi di carcere, sei dei quali sospesi per due mesi. È inoltre obbligato a lavorare, a prendersi cura di se stesso e gli è vietato frequentare locali dove bere. Completerà i dodici mesi fermi, a casa, sotto un braccialetto elettronico.

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