Inflazione, ritorno al target o declino mascherato

Inflazione, ritorno al target o declino mascherato
Inflazione, ritorno al target o declino mascherato
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L’interruzione delle catene del valore a seguito della pandemia di Covid-19 e la crisi energetica e alimentare causata dalla guerra in Ucraina, hanno causato un aumento dei tassi di inflazione in tutto il mondo nel periodo 2021-2023. L’impennata dei prezzi ha raggiunto livelli record nel 2022 nei paesi più avversi all’inflazione come la Germania (10,4%) e ha addirittura superato la tripla cifra in altri paesi.

Negli ultimi mesi l’inflazione ha ripreso una traiettoria discendente. Il tasso mediano dell’inflazione complessiva sarà intorno al 2,8% alla fine del 2024, dopo aver raggiunto il 9,4% nel 2022, sottolinea il FMI nel suo ultimo rapporto sulle prospettive dell’economia mondiale, pubblicato nell’aprile 2024. Tendenza al ribasso dei prezzi al consumo In diversi paesi della zona euro si osserva un indice che si avvicina all’obiettivo del 2%. Anche l’economia americana ha mostrato un rallentamento dell’inflazione nel mese di aprile raggiungendo il 3,4%, notizia molto ben accolta dai mercati.

Nonostante i molteplici annunci e le prospettive ottimistiche, i consumatori sono lontani dal percepire questo calo dell’inflazione nella loro vita quotidiana. Recentemente sono emerse diverse pratiche commerciali che hanno dato luogo ad un effetto trompe-l’oeil sui prezzi: la Shrinkflation, la Skimpflation e la Stretchflation. La Shrinkflation si riferisce alla riduzione della quantità del prodotto allo stesso prezzo. La skimpflation, invece, si riferisce a un calo della qualità a fronte di un prezzo stabile. La stretchflazione, invece, consiste nell’aumentare eccessivamente il prezzo dopo un piccolo aumento della quantità.

Queste pratiche non etiche, che approfittano della scarsa vigilanza dei consumatori, vengono denunciate e punite in alcuni paesi e spesso passano inosservate in molti altri. In Francia, dal 1° luglio 2024, i supermercati avranno l’obbligo di avvisare i consumatori di qualsiasi “variazione del prezzo rispetto al peso”.

Questa nuova mappatura dell’inflazione ci ha ricordato che i fallimenti normativi possono diventare una nuova fonte di slittamento inflazionistico. La liberalizzazione dei prezzi non significa necessariamente un disimpegno totale dello Stato. Quest’ultimo deve garantire il miglior funzionamento delle regole del mercato e soprattutto la trasparenza, che è il fondamento del buon funzionamento di ogni azione.

Di Lamia Jaidane Mazigh

Questo articolo è disponibile su Mag de l’Economiste Maghrébin n° 895 dal 22 maggio al 5 giugno 2024

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