La rivolta di François-Xavier Bellamy di fronte al duello Attal/Bardella dimostra che il 2027 è tutt’altro che finito (a patto che la destra sappia rinunciare alle proprie illusioni…)

La rivolta di François-Xavier Bellamy di fronte al duello Attal/Bardella dimostra che il 2027 è tutt’altro che finito (a patto che la destra sappia rinunciare alle proprie illusioni…)
La rivolta di François-Xavier Bellamy di fronte al duello Attal/Bardella dimostra che il 2027 è tutt’altro che finito (a patto che la destra sappia rinunciare alle proprie illusioni…)
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François-Xavier Bellamy ha impressionato durante la sua partecipazione al dibattito europeo di questa settimana su France 2.

Atlantico: Sul set di France 2, François-Xavier Bellamy ha recentemente creato una sorpresa rifiutandosi di commentare il dibattito Attal-Bardella, in particolare prendendo posizione nei confronti di Caroline Roux. La sua “rivolta” ha avuto ampia risonanza sui social network. Cosa pensi che dovremmo ricordare di questa sequenza televisiva? Possiamo legittimamente pensare, adesso, che la destra sarà in grado di sorprendere entro il 2027?

Luca Rouban: Questa brevissima sequenza è stata una sorpresa e senza dubbio il momento migliore dello spettacolo. Abbiamo avuto la sensazione di una corrente d’aria fresca in un’atmosfera pesante dopo un dibattito poco interessante in cui due professionisti politici che padroneggiavano le tecniche di comunicazione ma che non avevano saputo instillare quello spirito di rottura o di divario che è la forza delle grandi dibattiti come quello tra François Mitterrand e Valéry Giscard d’Estaing nel 1974 per il secondo turno delle elezioni presidenziali. L’intervento di François-Xavier Bellamy ci ha permesso di osservare con distacco un dibattito che la dice lunga sulla co-costruzione dello spazio politico da parte di alcuni media. È senza dubbio qui che si pone una questione cruciale perché questi media non sono più nella comunicazione di fatti accertati né nel commento o nell’analisi ma nell’organizzazione stessa del campo politico come se tutto dovesse ridursi a un confronto tra RN e Rinascimento e come se, in fondo, le elezioni europee avessero poca importanza perché era già necessario anticipare il presunto dibattito del 2027. C’è lì una vera questione etica. La reazione del giornalista la dice lunga anche sull’autorità che alcuni si concedono sulla definizione di dibattito democratico. La presa di distanza di François-Xavier Bellamy ha mostrato che forse c’erano ancora altre ipotesi per il futuro, LR a destra, PS a sinistra. Avevamo la sensazione che stessimo uscendo dalla sequenza macronista e che la sua successione fosse ormai chiaramente aperta.

Come può la classica destra francese (solo all’interno o all’esterno dei confini della LR) ristabilire un equilibrio di potere a suo favore entro il 2027?

Per ristabilire un nuovo equilibrio di potere, dobbiamo rompere la logica in cui siamo chiusi dal 2017 e che non può che portare a scontri comunicativi per riconquistare il senso della realtà. Le realtà attuali consistono in due questioni principali: riarticolare il progetto nazionale con il progetto europeo e salvare lo Stato dal declino. Né Rinascimento né RN offrono una soluzione per articolare il progetto nazionale e il progetto europeo. Tutto è emerso chiaramente durante il dibattito tra Jordan Bardella e Gabriel Attal. La prima ignora la necessità di potere del nuovo mondo e ripiega tutto nella sfera nazionale; il secondo trasferisce la politica a Bruxelles e Strasburgo. Nel primo caso, nella migliore delle ipotesi, avremo la Meloni, nel secondo persisterà la crisi democratica, a rischio di violenze senza fine. Dobbiamo quindi considerare un ritorno alle pratiche golliste: un ritorno alla Francia come arbitro dei grandi conflitti internazionali e non vassallo della NATO, referendum per dare voce ai cittadini, coraggio politico dell’onestà che resta il cuore del rispetto internazionale, escludendo tutti i personaggi con un passato un po’ troppo movimentato, per esempio. Quanto al declino dello Stato, è urgente definire una nuova politica d’oltremare, il decentramento, un’azione semplice senza inutili burocrazie, l’immigrazione, l’alta dirigenza pubblica. Il progetto è immenso, lo Stato attualmente è in rovina.

Storicamente, la destra ha saputo imporsi quando ha unito le sensibilità che la compongono, dai sovranisti ai liberali, passando per conservatori e sostenitori di una destra sociale. Chi, oggi, può ancora pretendere di formare una tale unione? Intorno a quale linea?

François-Xavier Bellamy potrebbe benissimo assumere la guida di questa unione delle destre, il suo intervento lo ha fatto emergere chiaramente come un potenziale leader avendo anche avuto l’eleganza di parlare anche di Raphaël Glucksmann. Quanto alla linea, si deduce da ciò che né Rinascimento né RN sono in grado di offrire: l’efficienza. Il macronismo, salito al potere in nome dell’efficienza, continua a correre dietro all’ultima catastrofe, scoprendo la miseria sul campo dopo tutti gli altri. I suoi risultati saranno travolgenti, dalla scomparsa dei servizi pubblici all’esplosione del debito pubblico, dalle rivolte del luglio 2023 alla crisi in Nuova Caledonia. La RN manca di know-how e competenza, i suoi leader sono scarsamente consigliati e non ha il controllo sui problemi, lo vediamo in ogni dibattito. I due schieramenti che dovrebbero inquadrare il dibattito politico non sono o non sono più molto credibili, le elezioni europee non devono creare illusioni. Ma questa linea deve tenere conto anche delle aspirazioni della maggioranza dei francesi: agevolare l’autonomia professionale, attraverso la creazione di imprese, ma abbandonare il neoliberismo stile Fillon, così caro elettoralmente alla destra.

Dobbiamo pensare che l’unione delle destre debba necessariamente somigliare a quella regolarmente teorizzata dalla stampa (da RN a LR passando per Reconquête) o possiamo supporre che possa realizzarsi su un’altra base, più simile ad un’alleanza UDF-RPR? In questo scenario, che dire del centro Macron-Bayrouiste?

La storia politica francese ci insegna che il centro tende sempre a destra. L’opinione di destra, almeno nel campo dell’immigrazione o della politica penale, è innegabile. La decomposizione dell’elettorato macronista favorisce l’emergere di un diritto sociale che potrà competere con quello proposto dalla RN. Il futuro non è più fatto di giochi di apparecchi e piccoli accordi nel retro di un bistrot come quello che ha visto nascere l’alleanza di François Bayrou ed Emmanuel Macron mentre il primo continuava a denigrare il secondo. Serve un vero progetto politico che parli direttamente agli elettori e non il prodotto di accordi tra partiti nei quali gli elettori non hanno più fiducia.

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