La mitologia nordica all’altezza dell’uomo e della donna

La mitologia nordica all’altezza dell’uomo e della donna
La mitologia nordica all’altezza dell’uomo e della donna
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ActuaLitté: Come sei arrivato a diventare questo affermato romanziere fantasy?

John Gwynne: Quando ero adolescente, suonavo il contrabbasso in diversi gruppi rock’n’roll, uno dei quali si chiamava Hit o Miss, ma il successo non c’è stato. Successivamente diventai professore universitario di sociologia, ma dovetti abbandonare l’insegnamento per prendermi cura di mia figlia malata. Poi ho mantenuto mia moglie, che vende mobili vintage, ma a dire il vero non ero molto bravo con le mani. Su consiglio di chi mi è vicino e conosce le mie passioni, Mi sono dedicato alla scrittura.

È iniziato nel 2002, dopo aver visto Il Signore degli Anelli: Le Due Torri. Mia moglie e mio figlio mi hanno spinto a iniziare a scrivere un romanzo fantasy. Ho iniziato Maliziaprimo romanzo della serie Il Libro delle terre bandite. Mi ci sono voluti otto anni per completarlo, e poi altri anni per trovare un agente e pubblicarlo. Inizialmente il successo fu modesto ma crebbe nel tempo. Per questo primo lavoro ho vinto il David Gemmell Awards for Fantasy come miglior esordiente.

Ora vivo in un pittoresco villaggio vicino a Brighton, nel sud-ovest dell’Inghilterra. Dal 2015 partecipo ricostruzioni storiche. Questo mi ha avvicinato a un universo che ritratto nei miei romanzi: ho imparato a usare armi autentiche e a combattere, ricreando battaglie storiche come quella di Hastings tra anglosassoni e normanni. Queste attività abbracciano l’intero spettro della vita quotidiana, dalla cucina alla confezione di vestiti, rimanendo il più possibile fedeli alla verità storica. Il Regno Unito fu in particolare teatro di invasioni vichinghe, con insediamenti notevoli come quello di York.

La mia serie di Libro delle terre bandite è stato seguito da Di sangue e ossa e, più recentemente, da La Fratellanza del Sangue, di cui ho scritto i primi due volumi. Tutti si trovano nello stesso universo.

Il secondo volume della tua ultima serie uscirà in Francia il prossimo giugno, sempre per Leha. Puoi presentarlo ai tuoi lettori francesi e a quelli che potrebbero diventarlo?

John Gwynne: La fame degli dei fa parte di una saga molto ispirata mitologia nordicain particolare Ragnarök – il mio romanzo è ambientato qualche secolo dopo questa catastrofe -, e storie epiche come Beowulf. Il mio universo, popolato da personaggi e storie ricche, esplora temi come la vendetta, la famiglia, l’amicizia o la lealtà.

Cercando di allontanarmi un po’ dalle tradizionali rappresentazioni medievali, aspiro a creare qualcosa di diverso, nutrito dalla mia passione per la mitologia del Nord Europa e le ricostruzioni storiche. Più a misura d’uomo.

Quale fantasia vuoi difendere?

John Gwynne: Volevo creare un luogo aperto alla scrittura di storie divertenti che consentano anche suscitare emozioni, per riflettere la natura umana e affrontare importanti questioni sociali. Recentemente ho scelto di trattare argomenti come il razzismo, la schiavitù e le questioni di genere.

Descrivo società in cui gli individui non vengono giudicati in base al loro genere, ad esempio, ma in base al loro valore. Questo approccio è perfettamente coerente con i Vichinghi, perché lo era proprio il loro modo di vedere il mondo. Ricordiamo ad esempio la mitologia delle Valchirie.

Quali sono le tue influenze?

John Gwynne: Tolkien è stata una rivelazione per me, è un vero dio fantasia. Da adolescente, negli anni ’80, ho scoperto anche David Gemmell. Anche i suoi libri, incentrati su personaggi ricchi e azione, hanno avuto un profondo impatto su di me e mi hanno insegnato l’importanza di sviluppare narrazioni personali e avvincenti.

Bernard Cornwell ha avuto un ruolo cruciale anche nel mio sviluppo come scrittore, grazie ai suoi romanzi storici, come quelli sulla leggenda arturiana Arthur, o la sua serie sui Sassoni adattata in una serie televisiva da Netflix, L’Ultimo Regno. Ammiro la sua capacità di infondere autenticità storica nelle sue storie, un elemento che trovo essenziale per il mio lavoro, che ha sempre un radicamento nella nostra storia.

Il tema di questa edizione degli Imaginales è Memento mori (Ricorda che stai per morire). Come ti risuona questa frase latina?

John Gwynne: Tre anni fa, sono stato segnato da la morte di mia figlia. È stato solo quando sono cresciuto, in particolare con questa perdita irreparabile, seguita recentemente da quella di mio fratello, che la morte ha cominciato a permeare profondamente la mia coscienza.

Nel mio lavoro, tutti i miei personaggi flirtare con la morte ; nessuno di loro è al sicuro. Attraversano battaglie e ritornano, oppure no, tessendo storie in cui il pericolo è onnipresente. I protagonisti principali vivono in un mondo in cui la morte è una compagna quotidiana.

Cerchi di vincere la morte attraverso la scrittura?

John Gwynne: Come tutti gli scrittori degni di questo nome, spero che il mio lavoro continui dopo la mia morte, sì.

Jean-Philippe Mocci, come è diventato editore di John Gwynne in Francia?

John Gwynne : Le edizioni Leha, da me fondate nel 2017, hanno trovato il successo con la saga di Martiri del canadese Steven Erikson. Di fronte alla sfida della fine della serie, ho deciso di assumere a pieno titolo lo status di editore specializzato nel fantasy più classico, epico ed eroico. Nella mia ricerca di nuovi autori che potessero far parte di questo lignaggio, sono rimasto sbalordito nello scoprire che uno dei più grandi autori del fantasy contemporaneo, John Gwynne, non era ancora stato tradotto in francese.

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Dopo essermi ripreso dallo stupore, ho esplorato la possibilità di tradurre e pubblicare le sue opere. Per me, questo autore rappresenta l’apice in termini di stile di scrittura, sviluppo del personaggio e creazione dell’atmosfera. Il mio obiettivo è riportare in vita questo classico fantasy e riscoprirlo a un nuovo pubblico.

Sincerità nella sua scrittura e le sue qualità umane confermami che la mia scelta è stata quella giusta. Una grande opera che emana da una grande anima, che si distingue per la sua semplicità.

John Gwynne e Jean-Philippe Mocci. ActuaLitte.

Crediti fotografici: ActuaLitté (CC BY-SA 2.0)

FILE – Memento mori: per il 2024, gli Imaginales invocano la vita e la morte

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