Giornata delle “prigioni dei morti”: picchetto degli agenti penitenziari davanti al centro di custodia cautelare di Mende

Giornata delle “prigioni dei morti”: picchetto degli agenti penitenziari davanti al centro di custodia cautelare di Mende
Giornata delle “prigioni dei morti”: picchetto degli agenti penitenziari davanti al centro di custodia cautelare di Mende
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In seguito alla drammatica fuga di un detenuto trasferito all’Eure martedì 14 maggio 2024, durante la quale sono morti due agenti penitenziari, il carcere di Mende è stato bloccato mercoledì 15 maggio 2024, nell’ambito del movimento nazionale delle guardie carcerarie.

“Sosteniamo le famiglie dei nostri colleghi deceduti. Oggi è un movimento di reazione dopo gli eventi di ieri. Esprimiamo così la nostra solidarietà ma anche la nostra rabbia”, ha espresso Cédric Karel, delegato dell’Ufap-Unsa, davanti alla porta del carcere di Mende, dove per la giornata è stato allestito un picchetto di sciopero. Martedì 14 maggio 2024, un furgone dell’amministrazione penitenziaria è stato attaccato con armi pesanti al casello di Incarville (Eure) sulla A154 per facilitare la fuga di un detenuto. Due agenti della prigione sono stati uccisi e altri tre feriti.

Individui potenzialmente pericolosi

Cédric Karel, durante i vari movimenti di sciopero del pubblico impiego degli ultimi anni, ha costantemente sottolineato la carenza di personale nelle carceri: “Stiamo lavorando in modalità degradata.” In totale, diciotto agenti lavorano nel centro penitenziario di Mende: «Dovremmo essere ventitré.»

Anche Kevin Knockaert, delegato del FO Giustizia, è scioccato: “Inviamo le nostre condoglianze alle famiglie dei nostri colleghi, condividiamo il loro dolore. Questi eventi evidenziano la necessità di migliorare la sicurezza e le attrezzature per gli agenti di scorta”.

All’interno della prigione di Mendoise, la carenza di personale causerebbe problemi di sicurezza, “in particolare durante i turni di notte o durante le passeggiate dei detenuti”, anche se non risultano soggetti sottoposti a sorveglianza aumentata (DPS). Tuttavia ospita imputati in attesa di processo, “potenzialmente pericoloso”.

Un altro punto di attrito sono i trasferimenti dei prigionieri. “Abbiamo una squadra di scorta ma nessun veicolo attrezzato. Non siamo armati per intervenire se viene organizzato un attacco simile a quello di ieri”, denunciano dirigenti sindacali. A livello nazionale si chiede ampliamento del personale, formazione aggiuntiva, attrezzature e ampliamento dei video in carcere “affinché i prigionieri più pericolosi non escano più”.

E gli unionisti, fatalisti, avvertono: “Se la popolazione carceraria iniziasse ad agitarsi, forse questo potrebbe scuotere le cose”.

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