“Comunque non indosso più gioielli”

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HAREL+OCANTE PER “IL MONDO”

Una giornata in questo negozio vale oro per chiunque osservi la società francese. La grande differenza di fortune ma le paure condivise, la generosità familiare così come gli odi peggiori e questo bisogno, così forte, di essere ascoltati, rassicurati, blanditi… Tutto questo si rivela al Comptoir national de l’or, che confina con Place du Capitol, a Tolosa.

Nella vetrina della farmacia con la sua insegna dorata, il prezzo dell’oro fluttua in tempo reale su uno schermo gigante: 73.417 euro per un lingotto da 1 chilo, questo giorno di metà settembre. Almeno sette volte di più di venticinque anni fa. Il doppio rispetto al 2019. “Lo riportano i media, la gente ne discute a casa. Hanno l’oro nei cassetti, un giorno lo decidono e lo fanno valorizzare. Sono piacevolmente sorpresi e presto! Vendono! »riassume felice la direttrice del negozio che non è mai vuoto, Sandra Sanchez. I suoi capelli castani, il suo vestito e le sue settimane sono lunghe – aperto sei giorni alla settimana, compreso mezzogiorno. Perché nel suo ufficio, con la porta chiusa, i clienti che sfilano non sono pochi, tirando fuori molto di più del loro piccolo tesoro.

Fin dall’inizio, i più avvantaggiati si giustificano (“Non ho bisogno”), i meno abbienti chiedono scusa (“Non porto nulla di straordinario”), prima di togliere la busta in tessuto dalla busta in plastica sul fondo della borsa. Poi presentare istanza al MMe Sanchez l’imponente bracciale d’oro, la collezione di napoleoni o il modesto intreccio di catene, anelli pregiati e orecchini orfani, commentando tutto. Dietro ogni gioiello si nasconde il pezzo più piccolo, il dente d’oro storto “una storia, un momento di vita”capì il trentenne, con infinita pazienza.

La suspense impone il silenzio, il tempo della pesatura e della perizia: l’acido, depositato sull’oggetto da graffiare, produce una reazione chimica significativa. Placcato in oro o solido? Quanti carati? Prima che una buona notizia, spesso, rilancia il racconto del cliente. Per Isabelle, 345 euro, ovvero, converte subito ad alta voce, “un pass per studenti dei trasporti parigini”. Con un maglione verde e un tocco di fantasia rossa sulle orecchie, questa assistente sociale guida visibilmente la lotta contro la tristezza. Sulla bilancia di precisione ha versato il suo piccolo tesoro: catenelle, anelli e perfino le medaglie del battesimo e il braccialetto per bebè. “Non sono credente e mia madre non lo è più, non le dà fastidio”spiega con un sorriso.

A 1.400 euro netti lo sono “Lo stipendio medio è troppo medio”. “Eppure vivo in campagna, descrive la quarantenne (ha voluto restare anonima, come le altre persone intervistate), ma c’è il riscaldamento, le spese inevitabili della vita quotidiana… Le mie due figlie studiano a Parigi. Una lavora sedici ore settimanali mentre è all’università, l’altra non può, è in classe preparatoria. Allora ci ho pensato, ho cercato quello che forse aveva valore in me… Anche se non è molto, li aiuto un po’ per l’inizio dell’anno scolastico. »

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