“Non manca molto perché ritorni il fervore”: Marie Nicodème, annunciatrice del VAFC da 25 anni, restituisce il microfono

“Non manca molto perché ritorni il fervore”: Marie Nicodème, annunciatrice del VAFC da 25 anni, restituisce il microfono
“Non manca molto perché ritorni il fervore”: Marie Nicodème, annunciatrice del VAFC da 25 anni, restituisce il microfono
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Il calcio professionistico maschile non ha molte donne al microfono nei suoi stadi e purtroppo perderà una voce emblematica dopo il VAFC-QRM di venerdì 10 maggio a Lega 2. In effetti, l’annunciatore di Valenciennes trascorrerà la sua ultima partita questa settimana ai margini del campo dello Stade du Hainaut, dopo 25 anni trascorsi a ospitare partite del VA. Maria Nicodemoiniziata allo Stade Nungesser nel secolo precedente, ritorna non senza nostalgia a un’attività passionale che l’ha segnata per tutta la vita prima di ritirarsi.

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«Mi fermo non perché non voglia più, ma soprattutto perché il passaggio in Nazionale fa sì che gli orari delle partite (prevalentemente venerdì sera alle 19.30, ndr) non saranno più compatibili con il mio lavoro. Rischio di arrivare in ritardo o di non riuscire a venire alle partite. E non voglio penalizzare il mio club su questo. Purtroppo mi fermo a malincuore. Ma dopo 25 anni potrebbe anche essere il momento di cedere il comando. Mi dico che non ho proprio visto passare il tempo. Il meteo lo sento un po’ al limite quando sono in panchina, soprattutto in questa stagione in cui non abbiamo avuto un meteo proprio favorevole. Trascorrendo tre ore in disparte quando piove o fa freddo, il giorno dopo è un po’ difficile rimettersi in carreggiata. Mi dico che anche gli anni cominciano a farsi sentire. Altrimenti sono solo bei ricordi. Non ci sono mai stati brutti ricordi. Ricordo che dal gennaio 1999 ho sostituito Bruno Larosa, che non poteva essere presente a causa del funerale del padre. All’epoca qualcuno pensò a me, era Georges Cachera che era direttore del club e preside del liceo Vallone, quello dove ero stato. Poi Bruno mi ha teso la mano. »

“Nel primo caso ero completamente paralizzata. In cabina, con microfono e filo alla Nungesser, ero così concentrato su quello che dovevo dire per non fare niente di stupido che non ricordo nemmeno cosa fosse successo. Proprio da Bruno che qualche mese dopo mi disse che era fantastico e che tutti si erano divertiti. Non ricordo nemmeno più quella sera. È stato un po’ speciale […]. Ricordo la partita di coppa che giocammo nella nebbia, che era speciale (ride). Devi sapere che noi, da terra, vedevamo molto bene! E sugli spalti, appena salivamo un po’, non vedevamo più niente. È speciale quando parliamo. Anche le partite del Covid, dove allo stadio parli da solo, c’è solo l’autista del pullman della squadra avversaria che ti applaude (ride). È un po’ strano, quello. »

“Ci sono due giocatori con cui ho ancora contatti, ci chiamiamo regolarmente. Si tratta dell’ex capitano Philippe Burle e del portiere David Klein, dai tempi dell’ascesa della Nazionale in Ligue 2 […]. Ho ricordi della Ligue 1, dove appena parlavo e sentivamo che la partita stava per iniziare, i tifosi erano dietro… Non avevo quasi niente da fare, l’atmosfera era già lì. Quest’anno e anche l’anno scorso è stato molto, molto complicato. Questo è sempre il problema, ci diciamo: “sto cercando di creare l’atmosfera”? Ma sappiamo benissimo che i risultati non ci sono, quindi mi fischieranno… Si creerà un clima negativo fin dall’inizio? È un po’ complicato da gestire, quello. In questi casi a volte è meglio non dire nulla e provare a vedere con i tifosi se non ci sarà comunque qualche emulazione. […]. Sono sicuro che non ci vuole molto perché lo stadio riprenda vita, perché torni il fervore e perché lo stadio si riempia di nuovo. Tutto ciò che manca sono i risultati. »

Foto Dave Winter/FEP/Icon Sport

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