Festa della Liberazione: addio equipaggiamenti militari

Festa della Liberazione: addio equipaggiamenti militari
Festa della Liberazione: addio equipaggiamenti militari
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Dopo dodici anni di servizio nell’esercito svizzero, la Festa della Liberazione è un momento simbolico ed emozionante per i soldati. Questa settimana, più di 400 di loro hanno compiuto un passo importante presso il centro logistico dell’esercito di Romont: restituire il loro equipaggiamento militare, ponendo così fine al loro impegno con le forze armate.

Questo rito, che può sembrare una semplice formalità amministrativa, segna in realtà la fine di un periodo intenso di servizio e sacrificio, ma anche di cameratismo e apprendimento.

Un processo attento

Tutta l’attrezzatura deve essere in buone condizioni, accuratamente pulita e in ordine. Controlli rigorosi vengono effettuati da ufficiali militari, che assicurano che ogni parte venga restituita nelle migliori condizioni.

Se alcune attrezzature mancano o sono danneggiate, i soldati devono sostituirle o pagare una multa. “Da parte mia, ho perso un sacco a pelo, probabilmente perso durante i miei numerosi traslochi”, confida Maxime, un friburghese che è venuto a restituire le sue cose questo martedì. Alla domanda sul prezzo dell’errore, la risposta è chiara: “In ogni caso nell’esercito tutto è costoso”, ride il giovane. «Ma ehi, per 75 franchi non è poi così male.»

Per molti questa tappa è l’occasione per rivisitare un’ultima volta gli oggetti che li hanno accompagnati durante tutti gli anni di servizio, dagli stivali indossati durante le marce al fucile attentamente mantenuto, passando per i famosi abiti A e B.

Siamo andati a Romont per questo giorno di liberazione:

Una fitta al cuore e la sensazione di invecchiare

Per tutti i soldati presenti, questa giornata non rappresenta solo un atto di restituzione materiale, ma anche una sorta di passaggio di testimone. Restituendo le loro attrezzature, voltano pagina su un periodo segnato da richieste, ma anche da momenti di orgoglio e di amicizia.

Alcuni descrivono questo giorno come una liberazione, un bel tocco di vecchiaia o anche la conclusione logica di un obbligo adempiuto, mentre altri lo vedono come un momento un po’ nostalgico, perché significa la fine di un legame speciale con i propri compagni. “Da oggi ci lasciamo alle spalle i brutti ricordi”, confida Guillaume, che restituisce anche il resto delle sue cose. “Conserviamo solo i bei momenti, quelli di cui a volte parliamo quando incontriamo uno dei nostri compagni di scuola recluta.”

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