“Per affrontare le sfide climatiche, anche le giurisdizioni si stanno mobilitando”

“Per affrontare le sfide climatiche, anche le giurisdizioni si stanno mobilitando”
“Per affrontare le sfide climatiche, anche le giurisdizioni si stanno mobilitando”
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LLe questioni ambientali espongono più che mai a procedimenti legali le aziende che non le tengono sufficientemente in considerazione. Come l’emblematica decisione olandese, emessa nel maggio 2021, che ha ordinato alla Shell di ridurre le proprie emissioni di CO22 del 45% entro il 2030, lo spettro delle condanne incombe sulle loro teste. All’origine di queste controversie: Greenpeace, Our Business to All, Friends of the Earth, Sherpa… organizzazioni non governative (ONG) attiviste, a loro agio sia con gli strumenti di comunicazione che con quelli legali che servono alla loro causa.

Per far fronte a queste sfide, anche i tribunali si stanno mobilitando. La Corte d’appello di Parigi ha creato una nuova camera all’interno della sua divisione economica che sarà destinata esclusivamente alle cause relative al dovere di vigilanza delle imprese e alla loro responsabilità ecologica. Il rischio teorico per le imprese è tanto più reale quanto più ampia è la gamma di basi giuridiche per obbligarle ad adottare comportamenti eco-responsabili.

“Piano di vigilanza”

Simbolo di un vero rinnovamento della responsabilità sociale delle imprese, il dovere di vigilanza delle imprese, adottato nel 2017 in Francia, impone loro di tenere conto dei rischi di danno ambientale legati alle loro attività. E questo lungo tutta la loro catena del valore. Mancata attuazione di un “piano di vigilanza” precisa ed efficace, la società è esposta sia a ingiunzioni che a ordinanze per riparare i danni cagionati dalla sua mancata vigilanza. Recepito da diversi Stati, tale meccanismo è stato ora istituito dall’Unione Europea nell’ambito della cosiddetta “Direttiva Corporate Sustainability Due Diligence” (CSDDD).

Leggi la cronaca (2023) | Articolo riservato ai nostri abbonati Il dovere di vigilanza sta facendo progressi in Europa

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Ma è la repressione del greenwashing [écoblanchiment], vale a dire l’uso abusivo dell’argomento ecologico al solo scopo di attirare i consumatori, il che aumenta ulteriormente la pressione sulle imprese. Pertanto, sono stati emessi mandati di comparizione a causa della pubblicità sulle strategie “net zero”. Questo rischio potrebbe intensificarsi nell’ambito del recepimento nel diritto francese delle direttive europee sulle “dichiarazioni ambientali” (tra cui quella adottata il 28 febbraio), che impone in particolare alle aziende di giustificare rigorosamente le loro dichiarazioni e l’uso di etichette.

Sfondare il “velo sociale”

Greenwashing e il mancato rispetto delle norme ambientali può consentire a un’impresa di trarre un indebito vantaggio competitivo in un mercato, aprendo la strada ad azioni compensative sulla base di concorrenza sleale. Infine, il rafforzamento degli obblighi di trasparenza sulle implicazioni sociali e ambientali, derivante in particolare dal recepimento nell’ordinamento francese della direttiva CSRD [Corporate Sustainability Reporting Directive, directive sur la publication d’informations extra-financières des entreprises], espone le aziende al regolatore. In effetti, se si scopre che questo segnalazione contiene false informazioni rivolte al mercato »una pratica punita come abuso di mercato, si incorrerà in pesanti sanzioni amministrative o penali.

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