Svezzata dal gas russo, l’Europa nella trappola dell’energia costosa

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La nave metaniera “Höegh Esperanza” al terminale GNL di Wilhelmshaven (Germania), 2 settembre 2023. STEFAN RAMPFEL / PICTURE ALLIANCE TRAMITE GETTY IMAGES

Gli europei non possono dire di non essere consapevoli del problema. Nel 2006, 2009 e 2014 Mosca aveva già interrotto occasionalmente le forniture di gas, a causa delle controversie con il governo ucraino. Una “realizzazione brutale”ha affermato la Commissione nel 2014. All’epoca stava preparando una strategia per la sicurezza energetica, che chiaramente era inutile.

I Ventisette hanno continuato a importare questo gas russo, così abbondante e così economico, che da tempo ha rafforzato la competitività dell’industria tedesca. È stato necessario che la Russia invadesse l’Ucraina il 24 febbraio 2022 e successivamente chiudesse i rubinetti dei gasdotti Nord Stream e Yamal perché le cose cambiassero. Emmanuel Hache, economista dell’Istituto di Relazioni Internazionali e Strategiche, denuncia la ” fallimento ” dell’Europa energetica.

Gli europei hanno pagato caro questa mancanza di anticipazione. Politicamente, in primo luogo: se per il carbone e il petrolio hanno deciso essi stessi di embargo sulle forniture russe, per il gas si sono privati ​​di uno strumento sanzionatorio contro Mosca. Economicamente, soprattutto. Le bollette energetiche delle famiglie e delle imprese sono improvvisamente salite a livelli stratosferici. Gli Stati hanno urgentemente aperto i loro portafogli per aiutarli a superare questo momento difficile, che ha colpito le loro finanze pubbliche.

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Da Parigi a Berlino, passando per L’Aia o Roma, i governi avevano soprattutto molta paura di dover razionare le proprie economie nell’inverno 2022-2023. Tanto più che buona parte della flotta nucleare francese era ferma, immobilizzata da problemi di corrosione su alcuni reattori. Berlino e Varsavia hanno deciso d’urgenza di rimettere in servizio le miniere di carbone, ma ciò non è bastato.

I cittadini riuscirebbero a riscaldarsi? Le fabbriche potrebbero funzionare senza intoppi? Nell’estate del 2022 la Germania, che temeva più di ogni altra cosa un’interruzione dell’approvvigionamento, ha raccolto tutto ciò che poteva trovare sui mercati, facendo salire ulteriormente i prezzi per i suoi partner europei.

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A Bruxelles i consigli dei ministri dell’Energia si sono susseguiti per cercare di evitare il peggio. Alla fine, dopo notti di trattative, i Ventisette concordarono un piano di risposta che, due anni dopo, diede i suoi frutti. Riduzione del consumo di gas, massiccia diversificazione delle forniture, acquisti congiunti di gas, riempimento delle riserve di stoccaggio, rimozione dei vincoli normativi per facilitare la crescita delle energie rinnovabili: nessun angolo di attacco è stato ignorato. Qual è la situazione oggi? Spiccano cinque osservazioni principali.

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