L’affare Asunta finisce come nella serie Netflix?

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Ispirato da eventi reali che scossero la Spagna, ilCaso Asunta su Netflix segue un caso di omicidio.

Le serie di documentari ispirate a sordide storie vere sono di gran moda su Netflix quest’anno. Noi ricordiamo La verità rapitaad esempio, che ha inaugurato il 2024. A fine aprile si è aggiunta al catalogo una nuova cassa: L’affare Asunta. Questa docu-fiction, in cui persone reali sono interpretate da attori e attrici, si sviluppa in sei episodi di circa un’ora.

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Il caso Asunta è stato risolto?

La vicenda Asunta è quella di una scomparsa, che alla fine sarà quella di un omicidio: quello di una bambina di 12 anni, Asunta Basterra (interpretata da Iris Whu nella serie), morta per asfissia. La sordida storia ha scosso la Spagna nel 2013. Anche se i genitori, Alfonso Basterra e Rosario Porto, avevano inizialmente denunciato la scomparsa della figlia, sono stati accusati di essere i mandanti del crimine.

La storia è tanto strana perché la famiglia, dopo l’adozione di Asunta, sembrava vivere un idillio. A indirizzare innanzitutto le indagini verso i genitori è stata una scoperta avvenuta durante l’autopsia: Asunta aveva ingerito lorazepam per 3 mesi, prima di morire. La stessa Asunta dichiarò, secondo i testimoni: “ mia madre sta cercando di uccidermi. » Altre prove si sono accumulate.

La serie è certamente romanzata, ma riprende il corso della vicenda. Presenta così le due principali ipotesi degli inquirenti: la madre come unica colpevole; o il padre oltre alla madre. L’ultimo episodio è dedicato al processo dei genitori. Come nella vita reale, vengono entrambi giudicati colpevoli e condannati dalla giuria a 18 anni di carcere.

Ma la serie non dà davvero una risposta: e per una buona ragione, in questo caso, la verità non è mai venuta alla luce del tutto, visto che i genitori non hanno mai confessato e nemmeno presentato ricorso (respinto). Quindi la realtà dei fatti resta poco chiara, nessuno sa cosa sia realmente accaduto; proprio come il cellulare non potrà mai essere pienamente qualificato nonostante le voci della stampa. Rosario Porto ha concluso la sua vita in carcere nel 2020.

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