Mons. Mounir Khairallah, testimone del perdono dopo l’omicidio dei suoi genitori

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Il vescovo maronita di Batroun ha visto i suoi genitori assassinati quando aveva solo 5 anni. Dopo un percorso di perdono, assicura che la riconciliazione non è mai impossibile, anche se difficile.

Jean-Benoît Harel – Città del Vaticano

«Parlare di sinodo e di pace mentre il mio Paese è in guerra può lasciare perplessi.“. Durante la conferenza stampa quotidiana sulla seconda sessione del sinodo sulla sinodalità, sabato 5 ottobre, mons. Mounir Khairallah ha parlato della drammatica situazione in cui versa il Libano. Il vescovo maronita di Batroun, cittadina a nord di Beirut, torna sulla guerra che da 50 anni dilania il Libano e traumatizza la popolazione.

In effetti, dall’inizio della guerra civile nel 1975, il Libano non ha mai veramente conosciuto la pace. La situazione è peggiorata con la crisi economica del 2019, poi con la pandemia di coronavirus e l’esplosione nel porto di Beirut nel 2020. Inoltre, dal 7 ottobre si sono riaccese le tensioni con il vicino Israele. D’ora in poi, ogni giorno colpi mortali attraversano il confine libanese-israeliano.

Amare i tuoi nemici

È in questo contesto difficile che Mons. Mounir Khairallah ha raccontato la sua personale esperienza del perdono, un momento che gli ha cambiato la vita e che gli ha fatto dire che “sebbene il perdono sia difficile, non è mai impossibile».

“Avevo cinque anni quando io stesso ho assistito all’omicidio dei miei genitori in casa nostra. Invece di portare la vendetta nel mio cuore, la mia zia religiosa libanese portò me e i miei tre fratelli al suo monastero e ci chiese di pregare. Non pregate per i nostri genitori che sono martiri, ma pregate per colui che li ha assassinati”.

Spiega l’importanza, nel suo approccio al perdono, del comando di Gesù di amare i suoi nemici, così come riportato nel Vangelo di Luca. Questa esperienza di preghiera fu rivelatrice per il giovane che sarebbe diventato seminarista, tanto che scelse per la sua ordinazione sacerdotale la data dell’assassinio dei suoi genitori. “Questo lo portavamo nel cuore e il Signore non ci ha abbandonato per sperimentare questo perdono», ha proseguito il vescovo libanese. Resta però cosciente della difficoltà di concedere il perdono.

La possibilità del perdono

Racconta che all’inizio della guerra civile, nel 1977, durante un incontro con i giovani, si rese conto che la sua richiesta di perdono non veniva compresa dai giovani, che volevano impegnarsi militarmente nella guerra civile. Mons. Mounir Khairallah ha poi condiviso con loro la propria testimonianza, sperando di dare un esempio concreto di perdono.

“Un giovane si alzò e mi disse: ‘Se l’assassino dei tuoi genitori venisse a confessarti per chiederti perdono, cosa faresti?’ La domanda mi ha sfidato e in verità non sapevo cosa rispondere, perché anch’io sono un uomo. Ma alla fine, sì, il perdono è difficile ma non impossibile, soprattutto nella terra di Cristo”.

Chiamare i cristiani ad essere “operatori di pace nella terra di Cristo», il vescovo maronita di Batroun ha infine assicurato che il popolo libanese non vuole la guerra, e vuole continuare ad essere il Paese del Medio Oriente dove convivono musulmani, cristiani ed ebrei. “Vivere il perdono e la riconciliazione per poter camminare insieme verso il regno di Dio, vogliamo farlo, possiamo farlo“, ha concluso.

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