I favoriti per il prossimo Premio Nobel per la Pace. A chi vorreste vedere assegnato il Premio Nobel per la Pace?

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A un anno dalle stragi terroristiche di Hamas in Israele, l’ipotesi che vinca uno di questi tre nomi solleva interrogativi… Il punto ha contattato Noëlle Lenoir, avvocato, ex ministro degli Affari europei, che espone le sue impressioni.

Il punto: Cosa ti ispira questa lista di preferiti?

Noelle Lenoir: Esito tra due qualificazioni: provocazione o scherzo. E se è uno scherzo, lo trovo triste visto il drammatico contesto internazionale in cui viviamo, e mi sembra che le Nazioni Unite vi contribuiscano piuttosto negativamente.

Cominciamo con Antonio Guterres. Le sue posizioni sono a dir poco contestate…

La legittimità del Segretario generale delle Nazioni Unite, così come quella dell’Organizzazione stessa, è stata messa in discussione in un modo molto insolito sin dalla creazione delle Nazioni Unite. Per quello ? Perché Antonio Guterres è un antisionista dichiarato, che si è schierato con la causa palestinese e che non esita nella situazione attuale a presentarsi con regimi tra i più lesivi dei diritti umani, che vanno appunto difesi all’ONU.

Ricordiamo che ha ricevuto in pompa magna il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran. Ha anche fatto abbassare a mezz’asta la bandiera dell’ONU nel maggio 2024, dopo lo schianto di un elicottero che portava via il ministro degli Esteri. Ha detto una parola per condannare pubblicamente la condizione delle donne in questo Paese, dove vengono represse, addirittura giustiziate, se non osservano determinate regole religiose?

È stato lui che, personalmente, ha accettato che i talebani tornassero al tavolo degli Stati membri dell’Organizzazione, e senza donne, su loro richiesta, mentre le donne in Afghanistan sono private dei diritti più elementari, come il diritto all’istruzione e salute. Antonio Guterres merita di essere scritto su una lavagna più che favorito per un possibile Premio Nobel!

Tra i favoriti figura anche l’Unrwa, mentre diversi suoi ex dipendenti sono sospettati di essere coinvolti nell’attentato perpetrato il 7 ottobre 2023 in Israele. Sorprendente…

Sto lavorando ai ricorsi contro l’Unrwa in Francia, davanti alla Procura antiterrorismo. È ormai dimostrato che gli agenti dell’UNRWA sono stati complici, se non autori, di atti di terrorismo di Hamas. L’Ufficio delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, creato nel 1949, non ha dimostrato, tutt’altro, di portare avanti adeguatamente la sua missione di educazione e pacificazione. L’Unrwa sostiene che gli agenti in questione sono pecore nere.

Sulla base delle informazioni incontestate a nostra disposizione, soprattutto dopo la morte in un attacco aereo del leader di Hamas a Beirut, Fateh Sherif Abu el-Amin, che era anche insegnante all’Unrwa, la responsabilità dell’Ufficio risulta immensa. Vorrei aggiungere che Guterres insiste oggi sull’immunità di cui godrebbe il personale dell’UNRWA per impedire, secondo lui, qualsiasi procedimento penale contro gli agenti dell’Ufficio.

Per me, lungi dal meritare un premio Nobel per la pace, è chiaro che l’UNRWA potrebbe essere considerata complice, o almeno coinvolta, nelle attività terroristiche a Gaza, come sosteniamo in Francia e come sostenuto da altri avvocati, in particolare negli Stati Uniti dove è stato presentato ricorso in Delaware.

E la Corte internazionale di giustizia?

I giudici fanno il loro lavoro. Non vedo perché dovremmo assegnare loro delle medaglie semplicemente perché adempiono alla loro missione giurisdizionale! Ciò è tanto meno meritato quando si tratta della Corte internazionale di giustizia. Il parere consultivo della ICJ del 19 luglio 2024 è incredibile. Dichiara “illegale” la presenza di Israele in Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza. Ha invitato Israele a porre fine alla sua “occupazione”, sottolineando l’obbligo di risarcire i palestinesi.

Tre giudici, tra cui quello francese, hanno espresso un’opinione dissenziente, criticando tale opinione, di cui sottolineano la fragilità delle basi giuridiche. Il fatto che questo organismo sia presieduto da un libanese, Nawaf Salam, ex ambasciatore libanese presso l’ONU, che ha votato più di 200 volte a favore di risoluzioni contro Israele, pone un grave problema di conflitto di interessi.

Penso che l’ONU sia malata, perché i paesi occidentali sono deboli.

Abbiamo quindi una Corte internazionale di giustizia che si è dimostrata partigiana, un Ufficio che ha chiaramente contribuito a indottrinare la gioventù di Gaza e che, per alcuni agenti, è stato addirittura complice di atti di terrorismo, e un Segretario generale delle Nazioni Unite che è un compromesso accettando di escludere le donne dall’Afghanistan, in violazione di tutte le convenzioni internazionali sui diritti umani; e queste sono le stesse persone che sarebbero le favorite per un Premio Nobel per la Pace? Perché non il leader supremo iraniano Khamenei!

Cosa dice questo sullo stato del nostro mondo?

Penso che l’ONU sia malata, perché i paesi occidentali sono deboli e non sono più in grado di affermare il loro attaccamento ai valori essenziali. Il Consiglio di Sicurezza è paralizzato e l’Assemblea Generale, composta da una maggioranza di regimi autoritari, ha preso il controllo. Inoltre, l’ONU sembra diventare lo spazio privilegiato per mettere in discussione i valori universali al centro della sua creazione nel 1945.

E’ riformabile?

Dipende soprattutto dagli americani, ma anche dall’Europa. Purtroppo l’Europa è indebolita. È incapace di votare in modo solidale, come abbiamo visto con le recenti proposte di risoluzione sul conflitto arabo-israeliano. Me ne rammarico, perché non esiste alternativa all’Europa ed è un miracolo che esista ancora, e dobbiamo fare di tutto perché questo miracolo continui.

A chi vorreste vedere assegnato il Premio Nobel per la Pace?

Senza esitare, premierei Hillel Neuer, direttore generale di UN Watch, una ONG che da decenni si batte, con poche risorse, per denunciare gli errori dell’ONU, in particolare attraverso l’UNRWA e alcuni dei suoi relatori speciali cooptati dal Consiglio per i diritti umani, come la signora Francesca Albanese, condannata da Francia e Germania per le sue dichiarazioni antisemite.

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