“L’Algeria di cui parliamo non è quella che conoscevo”

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La scrittrice Yasmina Liassine, a Parigi, nel 2024. FRANCESCA MANTOVANI

L’uccello dei francesi è un primo romanzo che Yasmina Liassine porta con sé da molto tempo, lei nata all’inizio degli anni Sessanta da madre francese e padre algerino, subito dopo l’indipendenza dell’Algeria. Ha vissuto lì tutta la sua giovinezza, prima di stabilirsi in Francia negli anni ’80 per diventare insegnante di matematica, disciplina che insegna ancora oggi, a Parigi. “Spesso mi dicono che non sembro algerino”esclama ridendo quando la incontriamo per “Le Monde des livres”. La domanda è tutta qui: cosa significa essere francese? essere algerino? essere franco-algerino?

Il romanzo non risponde categoricamente a queste domande, ma le pone come domande essenziali di una vita, attraverso vari personaggi e variegati periodi di un amato Paese, colto in tutte le sue sfumature, dall’antichità a oggi, come a voler rispondere innanzitutto a facili caricature o scorciatoie storiche fuorvianti. “La sensazione che ho da molto tempospiega Yasmina Liassine, era che l’Algeria di cui parlavamo non era quella che avevo conosciuto: c’erano tante storie che non avevo mai sentito raccontare, tanto che mi dicevo che c’era qualcosa da scrivere…” Perché allora hai aspettato? “Ho avuto il gusto di scrivere e leggere molto presto. La letteratura è sempre stata una cosa molto importante per me, ma non era ovvio rischiare. E si scopre che ho fatto matematica, semplicemente perché mi piaceva: non so se ci sia un legame tra il gusto per la matematica e quello per la letteratura…”

Yasmina Liassine ha comunque scritto un libro per adolescenti e ideato un’antologia sulla sua disciplina preferita (Matematica, in generaleGallimard, 2000; Il gusto della matematica, Mercure de France, 2013). Lesse molto anche Jacques Roubaud, poeta e matematico: “Mi chiedo con lui se la matematica non sia anche un’arte del linguaggio… Un’arte del linguaggio un po’ particolare, certo, ma che mi è sempre piaciuta molto: quando inventiamo un oggetto matematico, per esempio, ci chiediamo sempre cosa stiamo andando a fare. per chiamarlo, e, stranamente, spesso accade che la parola scelta non sia una parola dotta, ma appartenga piuttosto al linguaggio quotidiano. »

Un filo tra due mondi vicini

L’uccello dei francesi ne dà un esempio, quando viene menzionata la nozione di confine, così importante in una storia che tende costantemente un filo tra due mondi vicini, a volte intrecciati, spesso accoppiati come le figure di “coppie miste” che sono menzionati lì: “I matematici danno questa definizione di cosa sia un confine: “Un punto appartiene al confine di un insieme se ogni intorno di questo punto contiene almeno un punto dell’insieme e un punto esterno all’insieme”. Se applico questa definizione, nella mia Algeri, sono quasi sempre sul confine e io stesso sono in tutto e per tutto una specie di confine, perché il mio quartiere personale, intimo, familiare, amoroso è sempre costituito dall’Algeria e dalla Francia…”

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