Cosa sta succedendo nei campus americani?

Cosa sta succedendo nei campus americani?
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Centinaia di arresti, polizia antisommossa che affronta studenti che non mollano, decine di tende montate davanti alle università: la situazione resta elettrizzante anche giovedì nei campus americani, preda di manifestazioni sempre più tese contro la guerra a Gaza.

Da Los Angeles a New York, da Austin a Boston, passando per Chicago e Atlanta, il movimento degli studenti americani filo-palestinesi cresce di ora in ora. Sono colpite alcune delle università più prestigiose del mondo, come Harvard, Yale, Columbia e Princeton.

Denunciare il sostegno militare degli Stati Uniti a Israele

Le scene si susseguono e sono simili in tutto il Paese: gli studenti montano le tende nei loro campus, per denunciare il sostegno militare degli Stati Uniti a Israele e la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. Poi vengono allontanati, spesso in modo vigoroso, da agenti di polizia in tenuta antisommossa, su richiesta della direzione universitaria.

Mercoledì sera più di un centinaio di manifestanti sono stati arrestati nei pressi dell’Emerson College, università di Boston. A migliaia di chilometri di distanza, agenti a cavallo arrestarono gli studenti dell’Università del Texas ad Austin. E giovedì mattina è stata la volta degli studenti della Emory University di Atlanta, nel sud degli Stati Uniti, a essere sfrattati manu militari dalla polizia.

“Milioni di palestinesi dormono al freddo”

Nonostante ciò il movimento è in crescita. Giovedì mattina presto è stato allestito un nuovo accampamento nel campus della George Washington University, nella capitale, dove è prevista una manifestazione nella mattinata. I video sui social media mostrano una statua in bronzo del primo presidente americano, eponimo dell’università e della città, con una bandiera palestinese sulla fronte. Ai piedi della statua sono state montate una decina di tende dai manifestanti.

“Milioni di palestinesi a Gaza dormono ogni notte al freddo senza accesso a cibo o riparo”, spiega Yazen, uno studente palestinese-americano di New York, per giustificare la sua partecipazione a questo movimento. Da più di una settimana, lo studente di 23 anni dorme ogni notte su un prato della Columbia University. Proprio da questa università è partita circa una settimana fa la protesta, per poi diffondersi in tutto il Paese, in particolare grazie ad una fortissima mobilitazione degli studenti sui social network.

“Quando vengo al campus, spesso nascondo i miei simboli ebraici”

Sabrina, un’altra manifestante, ha detto che la manifestazione ha attirato anche molte persone davanti ai cancelli del campus della Columbia, molte delle quali “tendono ad essere piuttosto violente o a dire insulti antisemiti”. “Quando vengo al campus, spesso nascondo i miei simboli ebraici per la mia sicurezza”, spiega la studentessa, che dice di non sentirsi davvero sicura.

Mercoledì, il deputato repubblicano Mike Johnson ha visitato la Columbia University. Ha minacciato di chiedere a Joe Biden di mobilitare la Guardia Nazionale nei campus, che secondo lui erano afflitti da un “virus dell’antisemitismo”. Una parte della società americana accusa infatti le università americane di antisionismo, accuse che quest’inverno sono costate il posto ai presidenti di Harvard e dell’Università della Pennsylvania.

L’avvertimento di Mike Johnson, però, risuona doloroso negli Stati Uniti: il 4 maggio 1970, la Guardia nazionale dell’Ohio aprì il fuoco alla Kent State University sui manifestanti contro la guerra del Vietnam. Quattro studenti sono stati uccisi. La Casa Bianca finora si è astenuta dal menzionare questo scenario, limitandosi ad assicurare che il presidente democratico, che spera di essere rieletto a novembre, “sostiene la libertà di espressione, di dibattito e la non discriminazione” nelle università.

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