l’operatore sta mettendo a bilancio progetti di “riconversione”

l’operatore sta mettendo a bilancio progetti di “riconversione”
l’operatore sta mettendo a bilancio progetti di “riconversione”
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Bridge Energies, che detiene una concessione per sfruttare il giacimento in Seine-et-Marne, ha presentato una serie di attività per riconvertire il sito per l’era post-petrolifera. La società detiene la concessione fino al 2034.

Energia geotermica, stoccaggio di CO2: Bridge Energies, che gestisce una concessione petrolifera nella Senna e Marna e il cui nuovo progetto di pozzo è contestato in tribunale dal sindacato Eau de Paris, ha presentato giovedì 19 settembre progetti di “riconversione” del sito per l’era post-petrolio.

Bridge Energies detiene una concessione per lo sfruttamento del giacimento valida fino al 2034 e gestisce già tre pozzi, aperti tra il 2012 e il 2014. Ha ottenuto il permesso dallo Stato per aprirne altri due, con una profondità di 1.500 metri.

Ma il progetto è fortemente contestato dall’autorità pubblica Eau de Paris, che teme in particolare l’inquinamento di due dei suoi bacini idrici situati in prossimità del sito petrolifero, a Villeron e Villemer, che forniscono acqua potabile a 180.000 parigini e abitanti della Senna e Marna.

Attività a favore della transizione ecologica

Ha presentato una domanda di provvedimento provvisorio, che è stata respinta dal tribunale amministrativo di Melun. Il tribunale ha ritenuto che, dati i tempi, non vi fosse urgenza di pronunciarsi. Deve pronunciarsi sul merito nella prima metà del 2025.

Davanti ad alcuni giornalisti, Philippe Pont, presidente di Bridge Energies, il più piccolo produttore di petrolio francese, ha affermato che questo progetto, se vedesse la luce, permetterebbe di finanziare tutta una serie di attività a favore della transizione ecologica, come lo stoccaggio di CO2 per conto degli industriali, l’energia geotermica o ancora l’acquaponica.

Ma, ha avvertito, “se le nostre risorse vengono tagliate, non avremo i mezzi per sviluppare questi progetti di riconversione, quindi dobbiamo continuare a poter sfruttare il nostro petrolio”.

Queste nuove attività presentate da Bridge Energies costituiscono “una cortina fumogena”, ha reagito all’agenzia di stampa AFP il presidente di Eau de Paris, Dan Lert.

“Non c’è mai stato alcun precedente di inquinamento delle falde acquifere da parte delle trivellazioni petrolifere in Francia”, assicura Bridge Energies, che precisa anche che, nella dichiarazione di pubblica utilità dei bacini idrografici che Eau de Paris desidera preservare, “l’esperto idrogeologico non menziona mai” il sito di Bridge Energies “come potenziale rischio di inquinamento”.

“Gravi rischi di catastrofi ambientali”

Una lettura significativamente diversa da quella di Eau de Paris, per la quale questo documento “non implica in alcun modo che questa attività sarebbe esente da rischi per le risorse idriche” e ha menzionato due incidenti passati che hanno evidenziato i “rischi di una grave catastrofe ambientale sul sito di Nonville”, dove si trova la concessione.

Dan Lert, infine, ha parlato di “una produzione irrisoria per un rischio importante per le risorse idriche”.

In Francia, la produzione di petrolio rappresenta l’1% del consumo nazionale, di cui due terzi sono realizzati nel bacino parigino e il resto nel bacino dell’Aquitania, nella Gironda (sud-ovest).

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