Consumo eccessivo di carne rossa o lavorata legato a un rischio più elevato di demenza

Consumo eccessivo di carne rossa o lavorata legato a un rischio più elevato di demenza
Consumo eccessivo di carne rossa o lavorata legato a un rischio più elevato di demenza
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E potrebbe darsi che ai danni del consumo eccessivo si aggiunga il rischio di demenza. Uno studio americano condotto dalla Harvard TH Chan School of Public Health e dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha appena evidenziato questo preoccupante legame.

13% di rischio in più

Gli autori hanno seguito più di 130.000 persone per quasi 50 anni. Durante questo periodo, più di 11.000 svilupparono demenza.

Analizzando le abitudini alimentari dei partecipanti, hanno osservato che coloro che mangiavano più di un quarto della porzione giornaliera di carne rossa o lavorata (circa due strisce di pancetta, una fetta e mezza di mortadella o un hot dog), avevano un 13 % di aumento del rischio di demenza rispetto a coloro che consumavano meno.

I ricercatori stanno attualmente esplorando i meccanismi biologici in gioco, in particolare il ruolo del microbiota intestinale. L’ossido di trimetilammina, un composto derivante dalla degradazione della carne da parte dei batteri intestinali, potrebbe favorire l’aggregazione delle proteine ​​coinvolte nella malattia di Alzheimer.

I grassi saturi e il sale presenti nella carne rossa potrebbero anche influire sulla salute delle cellule cerebrali.

Riduci i tuoi consumi

Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro raccomanda quindi il consumo di meno di 300 g di carne rossa a persona a settimana. Il Ministero della Salute, nel Piano Nazionale Nutrizionale e Sanitario (PNNS), raccomanda, da parte sua, un consumo inferiore a 500 g a settimana.

Il problema è che l’Agenzia per la Sicurezza Sanitaria (ANSES) stima che “il 28% degli adulti consuma ancora più di 500 g di carne rossa a settimana”.

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Fonte: Destinazione Santé

Salute

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