È affascinante: postare la foto di un'auto in rete è come riempire istantaneamente la propria tombola anti-EV. Omofobia? Controllo. Anti-veganismo? Controllo. Panico anti-risveglio? Triplo controllo.
Su Facebook lo schema è sempre lo stesso: qualcuno pubblica con orgoglio la sua nuova auto elettrica e poi va al festival.
Primo livello: battute sull'autonomia. Secondo livello: osservazioni sul prezzo. Terzo livello: l'attacco in piena regola al tuo presunto stile di vita, al tuo presunto orientamento sessuale e al tuo immaginario impegno politico.
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I maggiori pregiudizi sulle auto elettriche sono giustificati?
I meme si moltiplicano: da un lato, l'immagine del “vero ragazzo” al volante del suo pick-up diesel, con una bistecca in mano, e dall'altro, la caricatura dell'autista della Tesla, raffigurato come un effeminato hipster vegano bevendo un frullato con semi di chia e latte di nocciole (non è male, anzi).
« Se guidi elettrico sei necessariamente: 1) vegano 2) sveglio 3) gay“. Questo è il sillogismo preferito dai paladini del commento. Un'equazione matematica che farebbe piangere un insegnante di logica, ma che piace ai gruppi Facebook anti-EV.
L’auto elettrica è diventata involontariamente il simbolo di una presunta “agenda del risveglio” che minaccerebbe la civiltà. Perché a quanto pare guidare senza emissioni dirette di CO2 fa parte di un complotto globale.
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Il più gustoso? Queste stesse persone che urlano alla “lobby LGBT+” non appena appare la pubblicità di un’auto elettrica, pubblicano con orgoglio le foto del loro “diesel puzzolente, fumante e mortale”. L'ironia sembra sfuggirgli completamente.
Un post innocente su una nuova Renault elettrica? Preparati per un diluvio di commenti come ” Questo è l'ottimo sostituto dei motori reali“. La teoria della cospirazione non è mai lontana.
Particolarmente gustosa è la combinazione sistematica elettrico-vegano. Come se il semplice atto di accendere la macchina la sera ti trasformasse magicamente in un attivista anti-carne.
Tra due commenti omofobi e tre teorie complottiste, certi messaggi raggiungono il culmine della stupidità.
L'effetto specchio
La cosa più rivelatrice in tutto questo? Queste reazioni dicono molto di più sui loro autori che sui conducenti di auto elettriche. La violenza dei commenti, la velocità con cui la discussione scivola verso l'omofobia o l'antiwokismo testimoniano profonde ansie di fronte al cambiamento.
Purtroppo questa ondata di commenti disgustosi non è destinata a fermarsi. Ad ogni annuncio di una nuova auto elettrica, ad ogni pubblicazione di cifre di vendita in aumento, si verifica lo stesso diluvio di odio mal dissimulato.
Gli algoritmi non aiutano a nulla: più un commento è tossico, più interazioni genera, più diventa visibile. Risultato? Uno scontro permanente in cui tutti cercano di fare il commento più trash, il meme più provocatorio.
E mentre nei commenti infuria la guerra, il mercato elettrico continua ad avanzare in sordina. Ciò dimostra che le battaglie più stupide in rete non sono necessariamente le più significative nella vita reale.
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