Si tratta di una missione spaziale un po' speciale che dovrà lasciare la Terra mercoledì 4 dicembre. L'Agenzia spaziale europea (ESA), che lo lancia, definisce, infatti, Proba-3 come a “missione dimostrativa”. Cosa copre questa espressione? “Con una missione dimostrativa, risponde Damien Galano, project manager dell'ESAvogliamo mostrare cosa è in grado di ottenere una tecnologia specifica in orbita, in condizioni spaziali. Vogliamo dimostrare che funziona. » Il nome “Proba” non è quindi da paragonare al diminutivo di “probabilità” usato dai matematici bensì al proba Dal latino significa “prova”.
Una missione, ma due satelliti. Proba-3 tenterà infatti di dimostrare che due veicoli spaziali possono volare in formazione con una precisione diabolica. La Patrouille de France potenza 10. Il primo satellite è un telescopio puntato verso il Sole. Il secondo un occultatore rotondo di 1,4 metri di diametro, uno schermo che va posizionato esattamente davanti al disco della nostra stella per nasconderlo, esattamente come la Luna “spegne” Febo durante un'eclissi totale. Il tutto forma quello che gli astronomi chiamano un “coronografo” poiché la corona – cioè l’atmosfera solare – appare come per magia una volta che il Sole e la sua luce accecante sono stati cancellati.
Con Proba-3, l'ESA vuole ottenere il primo risultato “dimostrare che possiamo controllare con precisione due satelliti, sia la loro posizione relativa che il loro orientamentoha spiegato Damien Galano. La velocità dell’uno rispetto all’altro sarà quasi pari a zero anche se entrambi percorreranno diversi chilometri al secondo”. Aggiungiamo alcune cifre per misurare meglio la dimensione dell'impresa mirata. Il satellite occultante verrà posizionato a 150 metri dal suo collega, proiettando verso di esso un cono d'ombra. Tale ombra avrà un diametro di soli 8 centimetri quando raggiungerà il coronografo, la cui pupilla d'ingresso ha un diametro di 5 centimetri. “Vogliamo che questo allievo rimanga in mezzo all’ombraprecisa Damien Galano. Se è sul bordo, la luce passerà attraverso a causa della diffrazione. »
Telecamere e raggio laser
In sostanza, l'obiettivo di Proba-3 è quello di ottenere l'equivalente di un telescopio rigido di un ettometro e mezzo di lunghezza con due dispositivi fluttuanti nel vuoto dello spazio. Per ottenere questa “rigidità” virtuale, in modo che i satelliti non si muovano l’uno rispetto all’altro, entrambi devono conoscere con precisione e in ogni momento la rispettiva posizione. A questo scopo vengono utilizzati a bordo diversi dispositivi: telecamere che riprendono immagini dell'altro satellite; un raggio laser riflesso da un retroriflettore; sensori di luce installati attorno all'ingresso del telescopio. Se la posizione deve essere corretta, è l'occultore che si muove leggermente grazie a piccoli ugelli che espellono azoto.
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