“Immagina di acquistare un flipper e, anni dopo, di entrare nel tuo salotto per giocarci e scoprire che tutti i paddle sono spariti, la pallina e i paraurti non esistono più e lo schermo che mostrava con orgoglio il tuo miglior punteggio è stato rimosso,” i legali dei due giocatori americani ripresi in una denuncia. Depositato il 4 novembre presso il tribunale della California, il titolo prende di mira l’editore francese Ubisoft, riferisce Polygon. Ciò fa seguito alla chiusura, a marzo, dei server del gioco di corse automobilistiche “The Crew”, uscito nel dicembre 2014, a causa di “vincoli legati all’infrastruttura dei server e alle licenze”, secondo l’azienda. Dopo questa chiusura, il gioco è diventato ingiocabile a causa della mancanza di una modalità offline per giocatore singolo. Annunciando la chiusura dei server di “The Crew” il 14 dicembre 2013, Ubisoft ha offerto rimborsi ai giocatori che avevano acquistato il gioco “recentemente”, escludendo così molti giocatori, ricorda il sito specializzato.
Lanciata come azione collettiva, la denuncia, che mira a dimostrare che Ubisoft sta violando le leggi sulla protezione dei consumatori della California, afferma che i giocatori sono stati ingannati in due modi. Il primo riguarda la natura dell’acquisto. L’azienda è accusata di aver nascosto di vendere solo una licenza temporanea del gioco, e non il gioco stesso, nemmeno nella sua versione fisica. La seconda riguarda quest’ultimo. I ricorrenti accusano Ubisoft di aver fatto credere che il disco contenesse il gioco, mentre si tratta solo di una “chiave” che dà accesso a “The Crew” dai server remoti della società. Secondo i loro avvocati, i due giocatori non avrebbero acquistato il gioco alle stesse condizioni se avessero saputo che i server potevano essere chiusi senza la modalità offline come risarcimento. Di fronte alle proteste dei giocatori che hanno annunciato la chiusura dei server di “The Crew”, Ubisoft ha avvertito che gli altri titoli della serie, “The Crew 2” (2018) e “The Crew Motorfest” (2023), avranno diritto a un aggiornamento. Lo scopo è quello di non renderli inaccessibili dopo la fine del supporto ufficiale, a differenza del primo gioco.
I ricorrenti chiedono un risarcimento economico e un risarcimento danni per tutte le persone colpite dalla scomparsa del gioco. Questo approccio riecheggia la campagna europea “Stop Killing Games” lanciata dallo YouTuber Ross Scott, dopo la polemica scatenata da Ubisoft. L’obiettivo è fermare la pratica degli editori che consiste nel rimuovere, a un dato momento, i videogiochi venduti ai clienti, incoraggiando le autorità competenti a indagare sulla questione. Questa pratica è giudicata un attacco ai diritti dei consumatori e alla conservazione dei giochi.