L’Anderlecht ha cercato cinicamente i tre punti sul campo del Saint-Trond. Sta prendendo forma la versione RSCA David Hubert, e non è romantica.
“Simic, Simic, Simic!” : per la seconda settimana consecutiva, il pubblico dell’RSC Anderlecht ha un solo nome sulle labbra dopo la vittoria della propria squadra. Quella di un ragazzino di 19 anni che gioca come un veterano di 35 anni, e diventa capo della difesa al posto di colui che avrebbe dovuto ricoprire questo ruolo. Uno Zanka il cui cartellino rosso, certamente immeritato, non ha fatto altro che punteggiare una prestazione ancora una volta deludente.
Jan-Carlo Simic, come scrivevamo settimana scorsa, è diventato uno dei simboli di questo Anderlecht con David Hubert. Una RSCA che “sa vincere brutto” e lo ha fatto appena due volte di seguito in campionato, perché non è stata molto più elegante allo Stayen che contro Beerschot. Quando queste due partite vengono intervallate da una vittoria nell’inferno dell’Eden Park di Praga, ci diciamo che questi Mauves non sono più dei ragazzini.
E l’Anderlecht ha fatto Hubert
L’Anderlecht di Brian Riemer si è lasciato spesso ingannare da un eccesso di ingenuità, senza nemmeno tornare all’Anderlecht di Vincent Kompany che ne ha fatto la sua specialità. Hubert non è ingenuo. Era un centrocampista laborioso (anche se il suo talento è un po’ dimenticato): vuole vedere grandi lavoratori in campo.
Naturalmente David Hubert sa anche che all’Anderlecht il gioco è importante quasi quanto la posta in gioco: non si tratta di colpire palle lunghe davanti o di lasciare da parte il gioco offensivo. Il modo in cui ha resuscitato Kasper Dolberg e fatto fare un enorme passo avanti a Mario Stroeykens dimostra che RSCA T1 ha delle idee, semplici ma efficaci, e che sa trasmetterle ai suoi giocatori.
Ma l’infortunio di Stroeykens, che pensavamo molto difficile da superare, è stato fatto rispettando alla lettera il luogo comune: “la stella è il collettivo”. Con “Super Mario” Beerschot e STVV avrebbero forse preso lo stesso prezzo di Kortrijk e Cercle de Bruges. Senza di lui, la soluzione è arrivata da molto lavoro di squadra. Mats Rits, frizzante dall’arrivo di David Hubert, è uno dei capi della squadra; no, non ha il DNA dell’Anderlecht, piuttosto del Bruges, ma ricordiamo che Jan Polak era più un laborioso che un brillante, e non era l’unico nei suoi tempi d’oro.
Simic, Rits, un Dendoncker che piano piano si sta ritrovando (ma ha ancora del lavoro da fare), Foket: i luogotenenti di David Hubert non sono gli artisti di Neerpede, ma questi giocatori ombra che lasciano che si creino spazi e che i goal continuino a cadere mentre aspettando il ritorno di Stroeykens (e Hazard). Presto, il pubblico del Lotto Park potrebbe cantare il nome di Rits dopo una vittoria di misura…